Notes
Lopez 1933 ; Lopez 1996² (1938); Sapori 1947; De
Roover 1948; Lopez 1951; Heers 1954; Heers 1955; Argenti
1958; Heers 1958; Heers 1961; Lopez 1962; De Roover 1970
(1963); Sapori 1967a ; Balard 1978; Pistarino 1984;
Jacoby 1987; Pistarino 1990; Pistarino 1992; Pistarino
1996; Jacoby 2005.
Doehaerd 1938; Doehaerd 1941; Doehaerd - Kerremans
1952; Liagre De Sturler 1955; Liagre De Sturler 1969.
Olgiati 1989a ; Basso 1994; Olgiati 1994a ;
Olgiati 1996; Basso 1999a; Basso 2000; Basso 2002; Basso
2002a; Basso 2002b; Basso 2005; Nicolini 2005; Basso
2007; Nicolini 2007; Basso 2008a; Basso 2008b.
Sull’allume di provenienza africana o egiziana e
sull’allume definito « di Castiglia », frequentemente
presente negli inventari genovesi dei secoli XII-XIII e
ancora registrato in età tardomedievale, si veda quanto
detto da Lopez 1933, p. 23-27; Heers 1955, p. 171-172.
Guillaume de Rubruck, p. 242; The
Mission, p. 273; Balard 1978, I, p. 58.
I Libri Iurium, I/4, doc. 749.
Lopez 1933, p. 26-27.
Basso 2014.
Heyd 1885-1886, II, p. 566-567; Brătianu 1929,
p. 140; Heers 1954, p. 51-53; Balard 1973, nn. 574, 813;
Balard 1978, II, p. 773-775; Bryer 1982, p. 146-149.
Pegolotti 1936, p. 43, 293, 367-370.
De Michaele 1835, I, p. 420.
Lopez 1933, p. 35.
Karpov 1986 (1981), p. 39, 141-144.
De Michaele 1835, I, p. 421-423.
Basso 2008, p. 48-49; Basso 2011, p. 118-119.
Lopez 1933, p. 36-37; Balard 1978, II,
p. 776-777.
Ducae 1834, p. 161-163.
Lopez 1933, p. 37. Il cantaro genovese era pari a
kg 47,6496; cfr. Rocca 1871, p. 108-110.
Un primo carico di allume trasportato con
certezza da navi genovesi verso l’Inghilterra per conto
di Benedetto Zaccaria viene registrato nel 1278; cfr.
Lopez 1951, p. 1171-1172, 1176.
Lopez 1933, p. 38-50, 221-227.
Sui legami di Percivalle con la Casa di Svevia,
cfr. Pispisa 1991, p. 38, 48, 68-69, 75, 106, 110, 118,
291, 333, 346-347, 349.
Paleologo Zaccaria aveva infatti sposato
Giacomina Spinola, figlia di Giacomo Spinola e di
Richelda Zanche, sorella di Caterina, moglie di
Brancaleone Doria; cfr. Brook et al. 1984, tav. IX,
lemmi 22, 24-25, p. 222-223. I Doria avevano anche
rilevato i possedimenti di un altro ramo della famiglia
Zaccaria, quello dei discendenti di Zaccaria III,
nell’estremo Ponente ligure. Su questo ramo del
consortile, cfr. Basso 1996; Basso 2007a.
Basso 1994, p. 42-49.
Argenti 1958, I; Pistarino 1990, p. 243-280;
Pistarino 1996.
I diritti della Maona sulla gestione di Focea
Vecchia (Eskifoça) e Focea Nuova (Yenifoça), più volte
ribaditi negli accordi intercorsi con il Comune di
Genova, furono oggetto di un’attenta indagine nel 1409
per volontà del maresciallo Boucicault, all’epoca
governatore di Genova per conto di Carlo VI di Francia,
dopo la repressione della rivolta anti-francese
nell’isola; Archivio di Stato di Genova (ASGe),
Libri Jurium, IX, c. 139r.-141v. Sulla rivolta dei
Maonesi, avviata nel 1408 dalla violazione delle
convenzioni effettuata dal governatore francese e
considerata dalla storiografia come il primo segnale del
livello di esasperazione al quale erano ormai giunti i
Genovesi che avrebbe condotto alla cacciata dei Francesi
da Genova nello stesso 1409, cfr. Documenti della
Maona 1979, doc. 72-76; Argenti 1958, I,
p. 162-166; Pistarino 1969, p. 54; Basso 1998, p. 64-66.
Un elenco degli appaltatori venne redatto da Karl
Hopf alla fine del XIX secolo sulla base di fonti non
sempre verificabili (e parzialmente contraddette dai
documenti editi successivamente): Pietro Recanelli (ante
1364-1381), Raffaele Paterio (1381-1395), Tommaso
Paterio (1395-1405), Giovanni Adorno (1405-1424),
Percivalle Pallavicino (1425-1427), Enrico Giustiniani
Longo (1427-1437), Francesco Draperio (1437-1447),
Paride Giustiniani Longo (1447-1455); Hopf 1881-1882, in
particolare 1882, p. 59-60. Documentazione certa
sull’appalto di Focea Nuova a partire dal 1362 è
reperibile in Documenti della Maona 1979, doc.
10 (1362), 19 (1381), 27 (1391), 109 (1427), ma solo
nell’ultimo caso siamo di fronte a un vero contratto di
appalto in favore di Enrico Giustiniani Longo, che si
impegna a versare una cauzione di 13.000 ducati e a
pagare un canone annuo di 2.700 fiorini per otto anni.
Basso 2011, p. 111-116.
Su Giorgio Adorno, giurista insigne, diplomatico,
doge di Genova dal 1413 al 1415 e partecipe della Maona,
cfr. Levati s.d. (1928), p. 188-206. La titolarità degli
Adorno di tre dei 24 carati della Maona è
confermata da vari documenti: ASGe, Archivio Segreto,
505, c. 18r./v.; 1779, c. 368r./v.; Documenti della
Maona 1979, doc. 39-40, 59, 80, 89-90, 95-97,
99-100. Giovanni Adorno aveva inoltre interessi anche
nell’importazione del sale verso l’area padana e,
particolare assai interessante, in quello di
esportazione del guado, un materiale spesso associato
all’allume nei traffici genovesi verso l’Europa
atlantica; ASGe, Notai antichi, 482,
c. 262r.-263v.
Secondo il cronista bizantino Ducas, che fu
segretario dell’Adorno e successivamente fu al servizio
dei Gattilusio, Giovanni era stato nominato con mandato
decennale, alterando la consuetudine della rotazione
annuale degli incarichi (e facendola sostanzialmente
coincidere con la durata dell’appalto delle miniere); un
documento dell’Archivio di Stato di Genova permette di
datare alla primavera-estate del 1416 la nomina, che
successivamente fu riconfermata dal doge Tommaso
Campofregoso (cognato dell’Adorno) il 19 maggio 1417 e
il 19 dicembre 1419; ASGe, A.S., 505, c. 61v.
(25 agosto 1416); 506, c. 30r./31r.; Ducae
1834, p. 163. A conferma del predominio esercitato da
questo ramo degli Adorno su Focea, va sottolineato che
nel 1424, alla morte di Giovanni, nonostante nel
frattempo Genova fosse passata sotto il controllo di
Filippo Maria Visconti, duca di Milano, la carica di
potestas et castellanus Folie Nove, dopo essere
stata provvisoriamente affidata al cugino Barnaba, passò
al fratello minore del defunto, Giacomo, incaricato
contestualmente di una missione diplomatica presso il
sultano Murād II; ASGe, A.S., 508, c. 34v.;
Belgrano 1877, p. 186; Manfroni 1898, p. 727; Basso
1994, p. 76-77, 151-166.
Oberto Giustiniani era titolare dal 1413
dell’appalto per i sei anni successivi dell’esazione del
comerchium nei porti di Chio; ASGe, Notai
antichi, 480, c. 260r.
Basso 1994, p. 66.
Pietro Calvo e i suoi soci opposero difficoltà a
riconsegnare la gestione delle allumiere, vantando il
proprio diritto a essere risarciti dalla Maona per una
serie di spese impreviste che avevano dovuto sostenere,
o a mantenere ancora per un certo tempo il controllo
delle miniere; ASGe, A.S., 505, c. 61v.-63r.
(25 agosto 1416); 77v.-78r. (18 ottobre 1416); Notai
antichi, 482, c. 201r./v. (31 agosto 1416).
Nell’aprile 1416, al culmine della crisi delle
relazioni con l’Inghilterra innescata dalla cattura di
navi inglesi nel 1412, Genova aveva siglato un’alleanza
con la Francia; Basso 1994, p. 197-211.
Ducae 1834, p. 164.
Il 24 marzo 1404 Michele Lomellino noleggia la
nave di Paolo Lercari per trasportare in Fiandra 3.000
cantari (142,95 tonnellate) di allume proveniente dalle
miniere del golfo di Kalloni, nell’isola di Lesbo,
offrendo al Lercari quale pagamento del nolo la scelta
fra 1/3 del carico e un pagamento in contanti di 12
soldi e 6 denari di lire genovine per ogni cantaro
trasportato (per un totale di 1.875 lire di Genova); il
22 dicembre 1412 acquista (al prezzo di 6 gigliati e ½ a
cantaro) dal greco Teodigi Colliva di Mitilene 21.000
cantari (1.000,6 tonnellate) di allume di rocca delle
miniere di Parachila (attualmente Parakoila)
con l’impegno di consegne periodiche di carichi di 3.500
cantari a partire dal 1 aprile 1413 e fino al 1 ottobre
1415; il 2 agosto 1413 Gaspare Lomellino, agendo anche
quale fedecommissario di Michele, nel frattempo defunto,
conferma il contratto di acquisto concluso il 23 giugno
precedente con Antonio Aurigo de Portu,
negotiorum gestor et factor seu procurator del
magnificus dominus Jacopo Gattilusio, signore di
Mitilene, di tutta la produzione di allume minuto della
miniera di « Li Marassi » (Eressos ?) fino a un
ammontare di 18.000 cantari (857,7 tonnellate) in tre
anni (al prezzo di 5 gigliati a cantaro), con consegne
annuali di 6.000 cantari in due tornate a settembre e a
marzo; a questo ultimo atto se ne collega uno del 31
agosto successivo con il quale Battista Pessagno (membro
di una famiglia strettamente imparentata ai Doria e da
lungo tempo presente sui mercati dell’Europa atlantica)
noleggia la nave di Teramo Centurione (capace di un
carico di 15.000 cantari) per trasportare fino a Sluys
6.000 cantari di allume « de li Marassi », da caricare a
Mitilene, e altre merci provenienti da Focea. ASGe,
Notai antichi, 603, doc. 35, 215-216, 219, 230-231,
245, 247; Piana Toniolo 1995, doc. 78; Balletto 1996,
p. 309-313.
Sulle relazioni fra Genova e la Corona d’Aragona
in questo periodo, cfr. Basso 1994, p. 243-261.
Ducae 1834, p. 164.
ASGe, Notai antichi, 483, c. 103r./v. (6
ottobre) e 109r. (20 ottobre); Doehaerd - Kerremans
1952, doc. 251 e 259.
« Decisione abile e favorevole al suo interesse,
ma disastrosa per molti Cristiani »: Ducae
1834, p. 164-165; Basso 1994, p. 71-79.
Ducae 1834, p. 177-181; Hammer-Purgstall
1835-1843 (1827-1835), II, p. 164-165, 225-226, 252-254;
Heyd 1885-1886, II, p. 278-279; Bombaci - Shaw 1981,
p. 299-303. Il verim era il tributo pagato, a
partire dagli ultimi decenni del XIV secolo, dai Maonesi
e dagli altri Latini insediati nell’Egeo orientale
dapprima agli emiri di Aydin e quindi agli Ottomani, che
lo sostituirono in seguito con il kharāg;
Gioffrè 1962, p. 373; Pistarino 1969, p. 57; Zachariadou
1965; Zachariadou 1983, p. 24.
Basso 1994, p. 74-75.
ASGe, Notai antichi, 627, doc. non
numerato (1 marzo 1424).
I documenti confermano che il liber
societatis, purtroppo perduto, si trovava ancora a
Focea nel 1424, quando venne ordinato a Giacomo Adorno
di inviarlo con urgenza a Genova perché potesse essere
esaminato dalla commissione arbitrale; ASGe, 508,
c. 34r./v. (28 febbraio 1424), 35v. (1 marzo 1424).
Sul dogato di Raffaele Adorno (1443-1447), che
aveva tra l’altro ereditato gran parte del patrimonio
del fratello Giovanni, cfr. Levati s.d. (1928),
p. 284-301 (in particolare, per l’eredità di Giovanni,
p. 288).
ASGe, Notai antichi, 655, doc. 307;
Basso 1994, doc. 10.
Sappiamo che i membri della Societas
intervennero nuovamente in sostegno di Murād II con le
loro navi nel 1425, aiutandolo a reprimere
definitivamente l’ennesima rivolta dell’emiro Djunaid,
ultimo degli Aydin-oglu, e garantendosi così il
permanere di ottimi rapporti con il sultano;
Enciclopedie 1977, p. 615; Bombaci - Shaw 1981,
p. 319-320.
Rovere 1979, doc. 109 (20 settembre 1427).
Doehaerd - Kerremans 1952, doc. 305 (26 maggio
1426). Appare interessante il fatto che in realtà il
carico di allume da effettuare a Focea dovesse essere
maggiore e che una parte dello stesso dovesse essere
scaricata a Chio, confermando così come i soci
continuassero a regolare attentamente il flusso della
merce verso i mercati di destinazione, in modo da
garantire la stabilità dei prezzi, e a costituire una
abbondante riserva a Chio.
I Libri Iurium, II/3, doc. 339; Ruddock
1951, p. 163-215; Fryde 1972; Fryde 1976, p. 353-356;
Basso 2005, p. 557-567; Basso 2008a, p. 102-137.
Questi contatti non mancarono di procurare ai
genovesi la fama di « alleati occulti » dei Turchi;
Paviot 1989 ; Basso 2008b, p. 375-381.
A tale fama ha contribuito il ben noto rapporto
di fiducia esistente tra il Draperio e Mehmed II;
Babinger 1953 (1957), p. 30-31, 47-48, 139-141; Balletto
1992.
Armando Sapori, tratteggiandone brevemente il
profilo, lo definì « una figura singolare, che del pieno
capitalista ha tutti gli attributi oltreché la forza
economica: fino alla spregiudicatezza che lo porterà a
comandare la flotta turca all’assalto di Chio nel
1455 »; Sapori 1955, p. 24.
Pistarino 1990, p. 95-242, 281-382, 477-518.
Luchino Draperio, sposato a una donna greca,
Iliera Paleologina figlia di Caloiane Linodari, aveva
importanti proprietà immobiliari in Pera e suo figlio
Iane Draperio (forse il padre di Francesco) era stato
ambasciatore dei peroti presso il sultano Bayazid I nel
1389, segnando un primo significativo contatto della
famiglia con la Casa di Osman; Balletto 1992, p. 682.
Sul trattato del 1389, cfr. Fleet 1999, p. 6.
ASGe, Notai antichi, 483, c. 241v.-242r.
Il libro dei conti 1956, p. 90, 94, 133,
201, 288, 298, 622, 643.
Müller 1879, doc. CXIX.
Heyd 1885-1886, II, p. 40.
Sull’intensificarsi della presenza fiorentina sui
mercati del Nord, anche attraverso l’istituzione di una
propria linea di navigazione, cfr. Mallett 1967.
Fleet 1999, p. 91-94.
Nel 1448 il Doria, titolare dell’appalto di
Grecia e di Turchia, si impegnò a esportare 8.000
cantari di allume ogni anno; Heers 1954, p. 37.
L’industria del vetro veneziana era una grande
consumatrice di allume di qualità; Jacoby 1993.
Oltre a Heers 1954, p. 31-32, 39-42, si vedano
gli aggiornamenti e le importanti precisazioni in
Olgiati 1996, p. 373-385.
ASGe, Notai antichi, 848, doc. 51 (1
aprile 1449).
Sui fratelli Bocchiardi, cfr. Olgiati 1989b,
p. 497, 500-501, 503.
Marco Doria aveva sposato una Gattilusio del ramo
cadetto dei signori di Enos, Imbro e Samotracia,
Caterina di Palamede; ma il legame dei Gattilusio con i
Doria, già sancito in precedenza da altri matrimoni, era
rafforzato dal fatto che lo stesso Dorino I Gattilusio
aveva sposato una Doria: Orietta; Olgiati 1994b,
p. 97-98; Basso 1999b.
La posizione di forza dei singoli partecipi della
società è riflessa efficacemente dalle quantità di
allume che ciascuno di essi si impegna a fornire. A
parte Francesco Draperio, che da solo si impegna per
250.000 cantari, gli altri 250.000 cantari previsti
vengono così ripartiti: Marco Doria e soci, 46.820
cantari; Paolo Bocchiardi, 40.310 cantari; Baldassarre
Adorno e soci, 36.660 cantari; Valarano Giustiniani,
34.410 cantari; Pietro Paterio, 33.570 cantari; Visconte
Giustiniani, 21.960 cantari; Tobia Pallavicino, 17.437
cantari e 50 rotoli (1 cantaro = 100 rotoli); Ludovico
Fornari, 5.812 cantari e 50 rotoli; Cristoforo e Nicolò
Giustiniani, 8.230 cantari; Dario Vivaldi, 4.790
cantari. Si può quindi notare come i Doria siano i
contributori più importanti dopo il Draperio e come,
insieme ai Giustiniani, forniscano quasi la metà dei
250.000 cantari previsti; Olgiati 1996, p. 374-375.
L’allume di Mitilene non compare nella lista
redatta dal Pegolotti, e questo conforta l’ipotesi di
un’attivazione delle miniere nella seconda metà del XIV
secolo; Pegolotti 1936, p. 367. Si consideri inoltre che
dal 1402 al 1455 i Gattilusio detennero l’appalto di
Focea Vecchia dalla Maona di Chio.
Olgiati 1996, p. 378-379.
Basso 1999b, p. 606.
Olgiati 1994a, p. 93-95.
Sulla politica genovese di questo periodo, cfr.
Petti Balbi 2003.
Sulla vicenda, che trae alimento anche dalla
gestione infedele dell’amministratore incaricato della
conduzione delle miniere di Focea Nuova fra il 1 agosto
1445 e il 15 ottobre 1451, Nicolò da Sestri, e sulla
questione della data di morte di Francesco Draperio, che
a Genova si presumeva ancora in vita almeno nel marzo
1454, cfr. Babinger 1957 (1953), p. 141; Olgiati 1996,
p. 382-385; Balletto 1992, p. 683. Per i tentativi dei
turchi prima di impadronirsi della moglie di Paride
Giustiniani, rifugiatasi a Mitilene sotto la protezione
del genero, Domenico Gattilusio, quindi di assalire
Chio, e infine di catturare lo stesso Paride, preso
prigioniero insieme agli altri abitanti di Focea Nuova e
rilasciato poco tempo dopo, cfr. Miller 1921, p. 337;
Basso 1999c.
Olgiati 1996, p. 384.
Il 22 ottobre 1456 Domenico Gattilusio conferisce
una procura a Nicolò Doria perché proceda ad appaltare
le miniere di Mitilene e si accordi in proposito con
Paride Giustiniani e gli altri appaltatori
allumeriarum in theucrorum domini; Roccatagliata
1982, doc. 17.
Olgiati 1996, p. 386-390.
Olgiati 1996, p. 390; Basso 1999b, p. 522-524.
Heers 1954.
Massa 1970.
Basso 2008, p. 108-111.
Olgiati 1996, p. 387.
ASGe, A.S., 577, c. 139r.-140r.; Olgiati
1996, p. 390.
Delumeau 1990, p. 82-90.
Basso 1996.
Per un’analisi della distribuzione dei
rappresentanti delle grandi famiglie genovesi sulle
piazze commerciali europee e mediterranee alla metà del
XV secolo, che mette proprio l’Inghilterra ai primi
posti fra gli scali più frequentati, cfr. Gourdin 1995,
p. 19-22.
In base ai dati desunti dal Liber
partimentorum (ASGe, Antico Comune, 784:
Liber partimentorum fiendorum per nos Antonium
Centurionum massarium, Ludovicum Centurionum et
Ieronimum Lomelinum consiliarios et sic deinde per
successores nostros) risulta che i mercanti
residenti in Inghilterra avessero subito danni per un
ammontare complessivo di 59.850 ducati; cfr. Heers 1958,
p. 815.
Basso 1999a, p. 34-37.
Ad esempio, il 2 novembre 1514 Battista Grillo,
Franco, Bartolomeo, Alessandro e Giovanni Agostino de
Franchi, in società con Richard Raymond, John Hume e
John Granville, noleggiarono la nave biscaglina
Santa Barbara allo scopo di inviarla a Chio; ASGe,
Notai antichi, 1689, doc. 166 (parzialmente
edito in Argenti 1958, III, p. 837-838).
Cfr. Rymer 1704-1735, XIII, p. 493.
Rymer 1704-1735, XIII, p. 353; XIV, p. 424, 704.
Sulla vivacità dei traffici commerciali lungo la rotta
che collegava Chio all'Inghilterra ancora in pieno
secolo XVI, si veda Pistarino 1990, p. 259.
Stone 1956.
Sul processo di « riconversione a Occidente »
degli interessi economici genovesi, cfr. Pistarino 1988,
p. 409-488 ; Pacini 1990, p. 7-48 ; Pistarino 1992,
p. 377-464.
Carande 1987 (1977