IL MUSEO RACCONTA LA CITTÀ
L'esposizione "Il Museo racconta la città" celebra la
riapertura del Museo di Roma dopo quindici anni di chiusura. E' dedicata alle tematiche
più significative della storia e della cultura della Capitale tra il 1600 e il 1800,
illustrate da una selezione di quattrocento opere tra dipinti, sculture, incisioni,
fotografie, mobili, abiti, tutte di proprietà del Museo e recentemente restaurate.
Oltre a una serie di capolavori - dalle grandi tele di Gavin Hamilton di soggetto
mitologico, ai ritratti di Carlo Maratta e Pompeo Batoni, alle sculture barocche di ambito
berniniano, alle tele monumentali con feste e avvenimenti della vita romana tra sei e
settecento - sono esposte per la prima volta la collezione dei cartoni preparatori per gli
affreschi del demolito Palazzo Torlonia e una significativa selezione dei preziosi abiti
del XVIII e XIX secolo recentemente recuperati dopo complessi lavori di restauro. Per
l'occasione è stata inoltre restaurata e ricostruita l'Alcova Torlonia, uno dei rari
elementi superstiti di Palazzo Torlonia, demolito nel 1902.
Il percorso tematico, non rigidamente cronologico, si snoda in cinque sezioni.
Innanzitutto, nella prima sezione, il doveroso omaggio a Pio VI, cui si deve la
costruzione del Palazzo, per poi percorrere a ritroso le storie di protagonisti ed eventi
della Corte pontificia, in una sequenza di immagini di papi e cardinali: quadri, disegni
ed incisioni celebrativi ed allegorici che ricompongono il ritratto fastoso della città
papale tra cronaca e celebrazione.
La seconda sezione, dedicata ai luoghi, comprende vedute e scenografie urbane della
Città, inesauribile fonte di ispirazione per artisti di ogni epoca.
La terza sezione illustra il lavoro di pittori e scultori nella Capitale: Roma tra
Seicento e Ottocento come capitale cosmopolita di artisti e colti viaggiatori. Abiti e
souvenir d'epoca illustrano gli orientamenti del gusto. Alle grandi famiglie nobiliari
protagoniste della scena romana è dedicata la quarta sezione della mostra: opere che
raccontano il mecenatismo dell'aristocrazia dei Barberini, dei Rospigliosi, dei Torlonia,
dei Brancaccio e dei Giustiniani Bandini, famiglie alle cui vicende sono
indissolubilmente legate le trasformazioni sociali, economiche ed urbanistiche della
città.
Al passaggio fra la Roma papale e la Roma capitale del Regno d'Italia è dedicato l'ultimo
capitolo dell'esposizione, con una scelta mirata dal ricco ed articolato fondo
dell'Archivio Fotografico Comunale.
Le sezioni della mostra:
1. LE STORIE: PROTAGONISTI ED EVENTI
--> Pio VI: la città dell'antico e le grandi opere
--> La corte pontificia
--> Il Senato romano
--> L'immagine grafica tra cronaca e celebrazione
2. LUOGHI : IMMAGINE DI UNA CITTA'
--> Scenografie urbane
--> La veduta
3. LA CULTURA: ARTISTI E ORIENTAMENTI DEL GUSTO
--> Artisti nella Capitale
--> Microcosmo del bello
--> Il codice della moda
4. LE GRANDI FAMIGLIE
--> I Barberini
--> I Rospigliosi
--> I Torlonia
--> I Giustiniani Bandini
--> I Brancaccio
5. MESSA A FUOCO DELLA SOCIETA'
--> ll ritratto fotografico
La mostra è a cura di Maria Elisa Tittoni, Rossella Leone, Anita Margiotta, Federica
Pirani, Simonetta Tozzi. Il catalogo, pubblicato da Gangemi editore, presenta, oltre ai
testi introduttivi, le schede delle opere esposte.
LE GRANDI FAMIGLIE: I GIUSTINIANI BANDINI
Nel 1863 Sigismondo, figlio di Carlo Bandini e Cecilia Giustiniani, ereditò i titoli
dell'estinta famiglia materna. Sigismondo Giustiniani Bandini sposò Maria Massani, figlia
di Giuseppe, maggiordomo di Gregorio XVI.
La sala ospita i ritratti di Giuseppe Massani, della moglie Elena e della figlia Giovanna,
mentre Maria è raffigurata nel busto opera di Bertel Thorvaldsen. Il ritratto di
Sigismondo Giustiniani Bandini è opera di Henry Jones Thaddeus, mentre la nuora, la
principessa Maria Lanza di Trabia, è ritratta nel pastello di Franz Seraph von Lembach.
Agricola Filippo (Roma 1795 - Roma 1857)
Ritratto di Giovanna Massani - 1840, disegno, mm. 520x600 - inv. MR
38900
La fanciulla ritratta, poco più che un'adolescente, ha i capelli raccolti sulla nuca su
cui poggia una coroncina di roselline bianche dalla quale parte un impalpabile velo che le
copre le spalle. La ragazza, vista di tre quarti, sembra voltarsi verso l'osservatore
quasi fosse stata distratta da un inatteso richiamo dando così modo al pittore di
trasformare l'impercettibile rotazione del capo in un mirabile virtuosismo nella resa
dello sfumato tra il volume del viso e quello del collo. La delicata e giovanile bellezza
dell'incarnato, segnato dal leggero rossore delle guance, la perfezione formale del volto
ovale, appena variata dalla lieve sporgenza del mento e dal ciuffo di capelli sopra
l'orecchio, la grazia e leggiadria della figura improntata ad un candore virginale, fanno
di questo disegno una tra le migliori esemplificazioni di ciò che significarono per
Agricola lo studio, l'adesione e la riproposizione degli ideali raffaelleschi. Nei
documenti relativi all'acquisizione, il disegno, dedicato affettuosamente da Filippo
Agricola al suo caro amico Giuseppe Massani, è stato identificato e inventariato come
ritratto di Maria Massani (1828-1898), la più piccola tra le figlie di Giuseppe, che
sposò il 15 novembre del 1848 il principe Sigismondo Giustiniani Bandini. In verità il
ritratto raffigura la sorella maggiore Giovanna, nata a Roma nel 1823 e morta a sessanta
anni nel 1883. Dalle cronache contemporanea trapela, seppur velatamente, che Giovanna ebbe
una "vita turbinosa e ricca di avventure" sposandosi prima con Ludovico Lezzani
e rimasta vedova, in seconde nozze, con il famoso violinista Tullio Ramacciotti.
L'identificazione della ritratta con Giovanna è avvalorato dalla pubblicazione del 1968
del pastello raffigurante Maria Massani, ugualmente firmato e dedicato da Agricola al
padre della ragazza, che si trovava, al pari del nostro, nella collezione della
principessa Giustiniani Bandini, come risulta, peraltro, dall' "Elenco dei dipinti
esistenti presso la defunta principessa", conservato nella documentazione
dell'archivio relativa al lascito presso il Museo di Roma. Se, come è verosimile, i due
disegni delle sorelle Massani sono stati eseguiti contemporaneamente la loro datazione,
tenendo conto dell'apparente età delle ritratte, dovrebbe collocarsi intorno al 1840. È
probabile che Giuseppe Massani, in qualità di maggiordomo del Papa, avesse avuto modo di
trattare sovente con artisti, quali Agricola, che avevano assunto ruoli istituzionali alla
corte pontificia. Il pittore romano, ad esempio, era stato nominato nel 1843 Ispettore
generale delle pitture pubbliche ed era, già dal 1840, il Direttore della scuola del
mosaico in Vaticano. Giovanna è qui ritratta, poco prima del matrimonio, quando ancora
soggiornava nella casa paterna e l'omaggio dell'artista sembra quasi configurarsi come un
dono fatto all'amico prima della dolorosa ed inevitabile separazione. Il disegno fu
esposto nella sezione dedicata ai ritratti femminili, insieme a opere di Podesti, De
Sanctis, Thorvaldsen, nella mostra dell'Ottocento italiano del 1932. In quella occasione
fu presentato anche un ritratto di Agricola raffigurante Maria Massani, appartenente alla
collezione di Carlo Giustiniani Bandini, padre della principessa Maria Sofia Gravina di
Ramacca, che diede le disposizioni testamentaria per il lascito al Museo di Roma. Di
quest'ultimo, però, non è nota l'attuale collocazione.
Thorwaldsen Bertel (Copenaghen 1770 - Copenaghen 1844)
Busto di Maria Massani - 1838, Busto, cm. 32.5x60 - inv. MR 36492
Il busto è citato nel codicillo al testamento di Maria Sofia Giustiniani Bandini Gravina
di Ramacca datato al 3 novembre 1972 come ritratto di sua nonna Maria Massani scolpito da
Bertel Thorvaldsen. Una consolidata tradizione familiare, quindi, identifica sia l'artista
che la bambina raffigurata, anche se nel 1932, quando era ancora vivo Carlo Giustiniani
Bandini, figlio di Maria Massani, l'opera venne esposta alla mostra su "Roma
nell'Ottocento" con l'attribuzione allo scultore danese ma senza la specifica del
nome della fanciulla ritratta. Sappiamo che la famiglia Massani possedeva diverse opere di
artisti gravitanti nella cerchia del neoclassicismo e del purismo romano e che frequentava
l'ambiente della corte pontificia essendo il cavalier Giuseppe Massani il maggiordomo di
Gregorio XVI. È molto probabile, quindi, che Giuseppe Massani conoscesse bene Thorvaldsen
anche in considerazione dell'importante ruolo istituzionale assunto dallo scultore a Roma.
A lui, ad esempio, si chiedevano pareri sugli scavi archeologici e sugli allestimenti
museali, come nel caso del Museo Etrusco inaugurato proprio da Gregorio XVI nel 1837. Nel
catalogo della vendita di parte della collezione Giustiniani Bandini presso Christie's
International nel 1978 compaiono, inoltre, un grande bassorilievo neoclassico in gesso
raffigurante cinque cavalieri greci, ad imitazione di un fregio di un tempio attico, e
cinque bassorilievi ottagonali con figure di cavalieri romani, tutti attribuiti alla
bottega di Thorvaldsen, pertinenti, presumibilmente, alla decorazione di un unico
ambiente. Analogamente al busto è possibile che anche questa serie di opere provenga
dalla collezione della famiglia Massani. Anche se il busto non compare nel catalogo dello
scultore - dato, peraltro, non del tutto probante essendo l'opera rimasta sempre
all'interno della collezione di famiglia - l'ipotesi attributiva è, però, avvalorata da
un breve testo di Hartmann, tra i maggiori esperti dell'artista, che nel 1968 analizzò la
scultura, probabilmente su invito della principessa Maria Sofia Giustiniani Bandini. Se
all'analisi squisitamente stilistica si aggiungono gli stringenti confronti con altri
busti thorvaldseniani - come ad esempio il modellato dei capelli analogo a busti
certamente autografi come quello della principessina Vilhelmine - e le conoscenze ora
acquisite intorno all'ambiente artistico in cui viveva il Massani , probabile committente
dell'opera, si può con buona approssimazione confermare che la scultura sia da assegnarsi
al maestro danese. In verità, se la fanciulla ritratta è Maria Massani, l'artista
dovrebbe aver realizzato l'opera poco prima della sua definitiva partenza per la patria
d'origine nel 1838. Più difficile è, infatti, ipotizzare che il celebre e anziano
scultore, abbia accettato l'incarico durante il successivo soggiorno in Italia tra il 1841
e il 1842. La ragazza raffigurata, infatti, sembra già un'adolescente sia per le
accennate rotondità delle spalle e del busto, che hanno perduto le asprezze proprie
dell'infanzia, sia per l'acconciatura dei capelli raccolti sulla nuca, usuale per le
ragazzine ma meno adatta per le bambine più piccole. Essendo Maria Massani nata nel 1828
dovrebbe tutt'al più avere nel ritratto dieci anni. Esiste, peraltro, una notevole
somiglianza tra il busto e le altre raffigurazioni conosciute di Maria , futura
principessa Giustiniani Bandini, dal disegno di Filippo Agricola, di poco posteriore, fino
ai ritratti fotografici di Lorenzo Suscipj successivi di almeno vent'anni. Dopo il
matrimonio con Sigismondo Giustiniani Bandini, celebrato il 15 novembre del 1848, il
salotto della marchesa , poi principessa, Bandini divenne uno tra i più celebri e meglio
frequentati di Roma, ricordato da D'Annunzio ne Il Piacere e da Emma Perodi nelle sue
cronache. Maria ebbe nove figli, otto femmine e un maschio, e morì nel 1898.