Il Liber Nobilitatis Genuensis e la storia della famiglia Giustiniani
Fin dai tempi più antichi l'amministrazione delle città è stata giustamente monopolio
di quelle persone che vi abitavano da varie generazioni e che in essa avevano interessi
concreti. Sono gruppi che si perpetuavano l'ereditarietà ma che si rafforzavano con la
cooptazione.
Diviene indispensabile, quindi, che queste persone facciano un elenco e che venga
continuamente aggiornato. Sono gli antichi elenchi cittadini che a seconda dei tempi e dei
luoghi saranno chiamati libri della civiltà o della nobiltà e successivamente libri
d'oro o d'argento o di vari colori a seconda della copertina. Ricordiamo che nel medio evo
il termine nobile e cives=cittadino erano la stessa cosa.
Questi cittadini (cives) hanno formato il nucleo della nobiltà cittadina o che furono
chiamate nobili per il fatto che all'inizio dei comuni fino alla rivoluzione Francese
avevano avuto la funzione ereditaria di provvedere alla pubblica amministrazione. Era un
loro diritto ed un loro dovere.
Vedremo successivamente che i nobili Genovesi, con le Leggi del Casale, che si rifiutavano
di ricoprire gli incarichi erano sottoposti a salate multe.
Il concetto di nobiltà si è poi sviluppato al punto da identificare i nobili come
persone superiori agli altri, come conseguenza del loro tenore di vita in conseguenza
delle funzioni svolte.
Il titolo di nobile, antichissimo, è il primo gradino dell'ascesa nobiliare e veniva
concesso grazie a particolari meriti conseguiti per opere compiute in favore della Patria.
La classe dei nobili era ben distinta dalla classe borghese e poteva fregiare la propria
casa con il loro emblema o stemma.
Il Liber Nobilitatis della nobiltà Genovese ha inizio come libro
"civitas" nel 1056. In tale periodo Genova è retta da un governo Repubblicano
con i suoi Consoli, con due gruppi di famiglie che cercano di primeggiare: le
Viscontili cioè quelle investite di dignità e feudi dalla Chiesa e le
feudali cioè quelle che discendevano oneri e privilegi dallImpero.
Nel 1190 finito il Governo Consolare fu stabilita che la suprema autorità doveva essere
scelta in un forestiero coadiuvato da un consiglio di otto anziani.
Questi otto furono detti nobili e le loro famiglie cominciarono così a
distinguersi dalle altre dette popolari. Qui comincia la divisione in ceti e
la costituzione della classe dei nobili, cioè coloro che partecipavano al
governo.
Tale sistema durò fino al 1257, anno in cui fu modificato con la creazione dei
capitani del popolo, finchè nel 1339 venne abolito il sistema del potestà
forestiero e si passò allelezione a vita di un doge genovese.
Con il periodo podestarile si ha linizio della divisione a Genova delle fazioni dei
guelfi e ghibellini. I guelfi avevano come capi i Fieschi e i Grimaldi. I ghibellini i
Doria e gli Spinola.
Dopo varie lotte per la supremazie, nel 1339 ebbero la meglio i ghibellini che abolirono i
potestà e proclamarono Simone Boccanegra, primo doge, Signore della Repubblica e
difensore del popolo.
Dal governo furono escluse le famiglie guelfe praticamente fino al 1528.
Nel 1339 nacque quindi una nuova categoria di nobili, cioè quelli che partecipando al
consiglio del Doge presero parte al Governo dello Stato. Questi nobili furono detti
popolari. La distinzione popolare era tale solo per distinguerli
da quelli fino al 1257. Coloro che avevano cariche di governo furono detti popolari
egregi. I capi popolari furono gli Adorno, i Fregoso, i guachi e i Monaldo.
I popolari si distinsero a loro volta in Artifices che esercitavano le Arti e
Mercatores coloro che vivevano senza esercitare le arti.
Gli Mercatores ebbero le cariche principali, gli Artifices ne erano costantemente esclusi.
Nel governo popolare ghibellino i Mercatores tennero il potere dal 1339 al 1506, gli
Artifices dal 1506 al 1507.
Dal punto di vista formale, dall'inizio del regime comunale in poi, i detentori del potere
vengono appellati Cives. I primi annalisti usano, infatti, il termine
nobilis dapprima quale aggettivo di civis e poi quale sostantivo.
I popolari come i Giustiniani, i Sauli, i Fregoso o gli Adorno, anche se conti
palatini, milites, signori feudali o dogi, sono cives, qualificati negli atti
genovesi come egregii, domini, illustri, spettabili, magnifici, a seconda della posizione
sociale o della carica esercitata, ma mai come nobilies fino alla riforma del
1528.
Abbiamo quindi varie distinzioni della nobiltà Genovese fino al 1528:
Ricordiamo inoltre che sin dal 1383 a Genova si costituirono i cosiddetti
alberghi, delle consorterie che riunivano varie famiglie mediante
lassunzione di un unico cognome in genere quello della famiglia più potente.
Listituto degli alberghi fu ripreso nella costituzione del 1528.
Nel 1527 i Francesi più volte chiamati e cacciati erano i veri padroni della Repubblica
in preda alla più completa anarchia.
Dallesigenza di unificare questi gruppi nobili in un solo corpo organico ("ordo
unicum")fu creato il Liber Nobilitatis Genuensis con la formazione della
nobiltà patriziale nel 1528.
A compiere questa opera di riunificazione fu Andrea DOria, già ammiraglio della
flotta di Carlo V dotato di grande capacità militare e politica.
Si accordò con Cesare Fregoso e il 22 agosto 1527 espulse gli Adorno da Genova in nome
del Re di Francia ed eletti due riformatori con pieni poteri per potere
riformare tute le leggi che ritenessero opportuno.
Il 2 aprile 1528 sui propoposta di Agostino Pallavicino i riformatori decretarono che:
salva sempre lautorità del cristianesimo Re si abolisca e sia eletto ogni
colore dei nobili come popolari, di guelfi e ghibellini e di caduna altra specie e
divisione, e che si faccia e stabilisca uno Corpo di una civiltà qual sia ad unum velle
et unum nolle, sotto quelli modi forme e nome quali parranno a quelle persone cui ne sarà
data cura; di fare e stabilire questo effetto si dia a quelle persone e a quello numero di
cittadini, quali possino parere et occorrere allillustre Signor Governatore e
Magnifici anziani con quelle facoltà, autorità e balia, quali mai ad alcun altro sia
stata data per agire e comparire innanzia al Magnifico Ufficio di San Giorgio et potere
impugnare et obbligare ogni pegno del Comune si in genere come in specie et ulterius per
obviare che il pericoli et mali ect..
Per iniziare la riforma il DOria volle che la Repubblica fosse indipendente ed il 12
settembre 1528 vennero espulsi i francesi. Rifiutata la corona di Genova la costituzione
della Repubblica di Genova fu promulgata l11 ottobre 1528 Tra i dodici riformatores
Thomas Giustiniani.
Approfondendo nei contenuti del libro, che risultava distrutto nei suoi originali e
conservato solo in copie da privati vediamo che i primi iscritti sono preceduti dalla
lettera "q" (cioè "quondam" - morto), ovvero lo scrivano sapeva che
queste persone nel 1528 erano già morte, ne deriva che il libro era stato composto molti
anni dopo il 1528 con efficacia retroattiva.
Le famiglie che in base alla nuova costituzione ebbero la facoltà di formare un albergo
furono 28 di cui 23 nobili e 5 popolari (Giustiniani, Sauli, Promontorio, De
Fornari, De Francisci).
Escluse furono le famiglie Adorno e Fregoso di cui si volle cancellare ogni memoria.
I cognomi presenti nel libro sono più di 600. Questo era dovuto all'iscrizioni delle
famiglie in albelghi che come detto erano aggregati di più persone con cognomi diversi e
per evitare omonimie i nobili venivano trascritti anche con il cognome di origine, anche
perchè nonostante la legge i vecchi cognomi non vennero mai seriamente abbandonati.
Gli ascritti (vivi e morti) sono indicati con la sola paternità solo quando si tratta di
titolare dell'albergo, mentre è indicato il cognome di origine quando si tratta di
aggregati.
Le 28 famiglie nobili del Libro doro della nobiltà genovese:
Armorial de las antiguas familias patricias de la ciudad de Genova hasta la reforma de 1528 parte in italiano e parte in spagnolo a cura di D. Hernán Carlos LUX-WURM y CENTURIÓN. Un dettagliato elenco di tutte le famiglie genovesi secondo la suddivisione del 1528
Molte delle famiglie aggregate, di cui si è riportata solo lalbergo Giustiniani,
dovettero abbandonare cognome ed insegne, anche se più antiche e nobili del cognome
dellalbergo aggregante. Ciò veniva dalla disposizione della Costituzione che dava
la facoltà di formare Albergo solo alle stirpi che avevano almeno sei case aperte a
Genova.
La deliberazione del 28 novembre 1538 disponeva che i nobili dovessero presentare i propri
figli, al compimento del 18esimo anno, dinnanzi al Doge e ai Governatori, per
liscrizione secondo Legge e si disponeva che ogni due anni i Governatori dovessero
rivedere la lista di tutti i giovani che fossero per compiere i diciotto anni per
iscriverli nellalbergo rispettivo.
Nonostante lenorme sforzo riformatore del DOria continuarono le dispute tra
nobili antichi e popolari, guelfi (facenti capo alla famiglia Fieschi) e ghibellini
(facenti capo alla famiglia Spinola).
Soprattutto i ghibellini erano gli acerrimi nemici del DOria di famiglia ghibellina,
ma che aveva preso il potere con laiuto dei Fregoso, dei Fieschi e della nobiltà
popolare.
La costituzione aveva quindi messo insieme i nobili vecchi (o di San Luca) con i nuovi (o
di San Pietro). Le dispute portarono alla celebre congiura fallita di Gian Luigi Fieschi
del 2 gennaio 1547 contro Andrea DOria che allora reggeva le sorti della Repubblica.
Una commissione di otto cittadini fu incaricato di rivedere la costituzione per una più
equa distribuzione fra le due nobiltà delle cariche e degli uffici del Governo. Si
arrivò alla Legge del Garibetto ed allelezione per voto invece del
ballottaggio a sorte.
La legge sancì definitivamente la denominazione tra Nobili vecchi o di San Luca ed i
nuovi o di San Pietro. Con questo nuovo provvedimento furono svantaggiati i nobili nuovi
più numerosi ma in minoranza nel governo.
Alla morte del DOria seguirono numerosi disordini civili. Un arbitrato (Leggi
di Casale) commissionato al Re di Spagna Filippo II, formarono un nuovo complesso di
Legge approvato da entrambi le fazioni nel 1576 che sanciva la nascita della seconda
Repubblica Genovese che perdurò fino alle conquiste Napoleoniche del 1797 che ne sancì
la definitiva fine.
Le Leges Novae, pubblicate a Genova il 17 marzo 1576, non introducono novità
in ordine alle titolature spettanti ai nobili governanti che continuano a essere appellati
cives nobiles.
Il testo originale della Legge del Casale è ancora oggi conservato a Genova
nellarchivio comunale.
In sostanza le Leggi in riferimento alla nobiltà si sintetizzano:
Queste in sostanza sono le Leggi del Casale che senza troppe modifiche restauro in
vigore fino alla fine della Repubblica Genovese nel 1797, quando Il libro d'oro verrà
bruciato in piazza Acquverde il 14 giugno per ordine del governo provvisorio, lo stesso
che ordinò di scalpellare o almeno coprire tutti gli stemmi delle famiglie nobili persino
nelle Chiese.
Come riportato, i libri originali, vennero distrutti, ma esiste copia del censimento dei
vivi e dei morti dei vari alberghi di alcune famiglie: Lomellina, Giustiniana,
Franca, Promontoria, Fornaria, Saula e Cibo (archivio segreto dell'archivio di Stato,
busta n. 525 nobiltà).
Questo censimento arriva fino al 1554. Poi anche per queste famiglie resta il vuoto tra il
1554 ed il 1562.
E' apparso anche evidente, analizzando le copie, che il liber nobilitatis all'inizio era
stato compilato in modo molto casalingo, anche perchè una parte dei primi nomi dovevano
derivare dall'iscrizione nei libri precedenti in quanto sono privi dell'indicazione della
paternità ne della data di iscrizione. Non parliamo poi di tutte le altre indicazioni
divenute obbligatorie dalla metà del 1600.
Un altra difficoltà è anche che stessi cognomi sono aggregati in alberghi diversi.
Ricordiamo comunque che nella Repubblica di Genova i nobili doveva essere circa 2.000
persone, ovvero nei piccoli centri o anche in città dovevano conoscersi alla perfezione,
questo spiegherebbe perchè all'inizio non vi sia stato ritenuto necessario mettere tante
precisazioni nelle trascrizioni.
Teniamo inoltre conto che il liber nobilitatis del 1528 comprende anche tutti i nomi
contenuti nei libri civilitatis precedenti, i cui nomi sono raggruppati non
più per albergo ma per famiglia dorigine.
La stesura definitiva del libro e della sua rilegatura venne di fatto terminata nel 1603,
ma nel frattempo deve esser stata scoperta qualche froda genealogica, perché nel 1606 ci
fu una revisione degli iscritti, con particolare riguardo ad eventuali casi di asserite
discendenze da antenati morti in realtà senza prole.
Il libro definitivo viene approvato dal Doge e dai Governatori il 28 dicembre 1621. Il
censimento dal 1606 al 1621 è contenuta nella famosa busta 525 dellarchivio segreto
di Stato.
Complessivamente dalla Legge del 1528 che aboliva gli alberghi sono passati 45 anni fino
alla stesura definitiva: 14 per approvare la legge di attuazione, 13 per lesecuzione
e 18 per il controllo.
La scomparsa e/o distruzione dei precedenti Liber civilitatis, fa venire il dubbio se sia
stata effettuata insieme al Liber Nobilitatis dai Francesi o per il desiderio di evitare i
controlli.
Dal 1606 in avanti, comunque le Leggi affinano il modo di iscrizione, prescrivendo che
venga iscritto anche lanno di nascita il nome del padre e dellavo, la data ed
il luogo di battesimo e infine le modalità di iscrizione perché figlio di patrizio o di
nuova trascrizione.
Le copie originali erano tre, conservate in tre posti diversi.
L'ordinamento nobiliare e governativo della Repubblica di Genova
durò fino al 1797 quando nel mese di maggio la rivoluzione si mutò in guerra
e si propagò in tutta la Liguria. Costituitosi il 14 giugno il Governo
Provvisorio, fu dichiarata l'abolizione dell'ordinamento aristocratico e venne
dato ordine di distruggere il Libro d'Oro della Nobiltà che fu bruciato sulla
piazza dell'Acquaverde alla presenza di due membri del nuovo Governo.
Perduto il testo ufficiale del Libro d'Oro della Nobiltà di Genova,
occorre ricorrere ad alcune copie fatte fare a suo tempo da privati o pubblici
uffici per loro uso. Consultando queste copie mio, il
Conte Guelfo Guelfi Camaiani, curò nel 1965 la ristampa del Liber Nobilitatis Genuensis
completo delle iscrizioni sino al 1797. E' evidente l'utilità di tale opera che
consente di avere a portata di mano l'elenco completo dei Patrizi Genovesi.
Ovviamente viste le diverse date di compilazione ci potranno essere qualche inesattezza o
incompletezza nelle varie copie a seconda anche dellanno di compilazione.
Le copie pervenute sono diverse, attualmente ne risultano esistere:
Ricordiamo anche una copia pubblicata dallIstituto di Studi Araldici Guelfo
Camaiani, reperibile anche presso la Biblioteca Casanatense di Roma
Lascrizione di un individuo al Libro d'oro della nobiltà dellantica
Repubblica di Genova, con il quale allo stesso competeva il titoli di
magnifico, costituiva il riconoscimento che la famiglia dellascritto
aveva raggiunto ceto sociale, potere politico, censo e patrimonio, tali da sancirne
lappartenenza al Patriziato genovese, uno vero detentore dello stato e del governo
della cosa pubblica.
In alternativa al titolo di magnifico venivano usati quelli di
eccellentissimo e illustrissimo D., o D.D., riservati di
preferenza ai membri di governo, o i ministri di stato, ed insigniti di degnità
senatoria.
A nobili delle città rivierasche, delle terre di dominio e dellisola di Corsica ed
a quanti per i servizi prestati alla Repubblica si fossero resi in qualche modo meritevoli
di benemerenze particolari, ma non tali da giustificare lascrizione al Patriziato,
erano concessi in ricompensa dei privilegi onorifici, di varia natura e grado, che
andavano dal patriziato personale non ereditario, al privilegio di restare a capo coperto
(tecto capite) e, se del caso, di rimanere persino seduti dinnanzi alle massime
magistrature della Serenissima Repubblica, alla semplice concessione della cittadinanza
onoraria.
Spesso queste concessioni erano la prima tappa per il successivo ottenimento
dellascrizione al Libro dOro della Nobiltà Genovese.
Diversi furono pure i privilegi ottenuti dai Genovesi dai Sultani del Levante e le
capitolazioni stese cogli stessi dalla diplomazia della Repubblica.
Come abbiamo detto, le prime disposizioni sulla nobiltà sono contenute nel regolamento
del 1528, che prevede la formazione di un Liber nobilitatis da custodirsi
presso la Signoria, in cui si sarebbero dovuti annotare tutti i cittadini
nobili, raggruppati negli Alberghi, libro volgarmente detto “Libro
d’oro”. Varie disposizioni furono emanate successivamente
per la iscrizione in detto libro, che fu bruciato il 1797.
Genova nel
1805 fu aggregata alla Francia, e nel 1815 fu unita al Piemonte. Dai seguenti
pareri del Procuratore Generale presso la Camera dei Conti di Torino si
rileva che: il governo succeduto alla repubblica di Genova non riconobbe
altra nobiltà fuor di quella che la repubblica riconosceva: cioè:
quella derivante dalla ascrizione al libro d’oro (parere 16 febbraio
1838); il titolo marchionale assunto da alcune Famiglie ducali di Genova
fu tacitamente dal governo del Re tollerato, ma non serve ad esse di titolo
legale, molto meno può implorarsi quale diritto da altri discendenti
da famiglie ascritte al libro d’oro aperto nel 1528 (pareri 23-12-1834
e 23-6-1845).
Con R. D. 18 dicembre 1889 venne autorizzato il riconoscimento
per decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri del titolo di marchese
ai discendenti in linea primogenita, mascolina, legittima e naturale degli
individui iscritti al corpo della nobiltà genovese nel 1797. Con
deliberazione 30-1-1890 la Consulta propose il riconoscimento del titolo
marchionale ad personam a quei patrizi genovesi ultrogeniti di famiglie
alle quali secondo il decreto del 1889 spettava il titolo marchionale,
e che essendo in elevata posizione sociale già godessero tale titolo
per enunciazioni fatte in antecedenti provvisioni regie. Questa deliberazione,
sancita dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri, venne revocata a
decorrere dall’l giugno 1908.
Curiosa quindi la vicenda per il riconoscimento dei titoli nobiliari Genovesi da parte
del Regno Sabaudo e poi dal Regno dItalia. Nel 1815 la Repubblica di Genova passa
con il titolo di Ducato alla corona sabauda. Lo stesso anno Vittorio Emanuele I parifica
la nobiltà genovese a quella sarda nellammissione agli uffici pubblici, alle grandi
cariche e agli impieghi di corte. Il problema relativo al titolo specifico da attribuire a
questa nobiltà, già compartecipe della sovranità della Repubblica aristocratica e,
dunque, profondamente diversa dalla nobiltà vassalla del resto del Regno, non viene
risolto ma affrontato caso per caso.
Dai seguenti
pareri del Procuratore Generale presso la Camera dei Conti di Torino si
rileva che: il governo succeduto alla repubblica di Genova non riconobbe
altra nobiltà fuor di quella che la repubblica riconosceva: cioè:
quella derivante dalla ascrizione al libro d’oro (parere 16 febbraio
1838); il titolo marchionale assunto da alcune Famiglie ducali di Genova
fu tacitamente dal governo del Re tollerato, ma non serve ad esse di titolo
legale, molto meno può implorarsi quale diritto da altri discendenti
da famiglie ascritte al libro d’oro aperto nel 1528 (pareri 23-12-1834
e 23-6-1845).
Con R. D. 18 dicembre 1889 venne autorizzato il riconoscimento
per decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri del titolo di marchese
ai discendenti in linea primogenita, mascolina, legittima e naturale degli
individui iscritti al corpo della nobiltà genovese nel 1797. Con
deliberazione 30-1-1890 la Consulta propose il riconoscimento del titolo
marchionale ad personam a quei patrizi genovesi ultrogeniti di famiglie
alle quali secondo il decreto del 1889 spettava il titolo marchionale,
e che essendo in elevata posizione sociale già godessero tale titolo
per enunciazioni fatte in antecedenti provvisioni regie. Questa deliberazione,
sancita dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri, venne revocata a
decorrere dall’l giugno 1908.
Accade, così, che non pochi nobili genovesi si vedano attribuire in Regie Provvisioni
(de facto) il titolo di Marchese, mentre coloro che si rivolgono allo Stato
per chiedere il riconoscimento (de jure) del titolo marchionale derivante
dallascrizione al Liber Nobilitatis riportino un reciso diniego. Un
eventuale riconoscimento del titolo marchionale viene, infatti, subordinato ad alcune
condizioni purtroppo non verificate: il governo di S.M. succeduto a quello repubblicano
non può riconoscere alla nobiltà genovese altri titoli che quelli già ammessi dal
precedente governo, ma questo non consentiva alcuna denominazione di dignità feudale e
distingueva ab antiquo con il solo titolo di Nobilis januensis chi partecipava
alla cosa pubblica.
Giustiniani inscritti nell'Albo
d'oro della nobiltà Genovese
Tavole genealogiche
dei Giustiniani da "Chroniques Grèco-Romanes inèdites ou peu connue"
di Charles Hops (Berlino Librairie de Weidmann 1873)
Giustiniani ascritti nell'Albo
d'oro della nobiltà Genovese nel 1797 tratto da "Il Patriziato
Genovese" discendenza degli ascritti al Libro d'oro del Marchese Carlo Sertorio -
Genova 1967 Giorgio di Stefano Editore (presente nella Biblioteca Vittorio Emanuele II di
Roma)
discendenze Giustiniani olim Campi, Giustiniani olim Longhi, Giustiniani olim Recanelli,
Giustiniani olim De Forneto
La ricerca genealogia in ambito
ligure Parte di questo capitolo è stato tratto dal lavoro di Massimo Angelini: La cultura genealogica in
area ligure nel XVIII secolo - introduzione ai repertori della famiglie ,
pubblicata negli Atti della Società ligure di Storia Patria, n.s. XXXV
(1995), I, pp. 189-212
Repertorio per le fonti documentarie del patriziato genovese
La Soprintendenza Archivistica per la Liguria ha avviato dal 2006 un progetto denominato "Repertorio di fonti
sul Patriziato genovese" . Tale progetto, curato da Andrea Lercari,
collaboratore della Soprintendenza, si propone di redigere una scheda per ognuna delle
famiglie ascritte al patriziato genovese tra il 1528 al 1797, quantificate in 637,
indicando per ognuna una breve memoria storica che ne individui origine e ruolo svolto nel
panorama cittadino, le forme antiche col quale può trovarsi scritto il cognome nei
documenti, la descrizione dello stemma portato dalla famiglia, la distinzione tra i vari
rami familiari o tra le famiglie componenti lalbergo antico antecedente al 1528,
leventuale albergo al quale furono aggregate se lascrizione è compresa tra il
1528 e il 1576. Per ogni famiglia verranno quindi indicate le principali fonti manoscritte
reperibili negli Archivi e nelle Biblioteche, la bibliografia, gli eventuali archivi
gentilizi e gli archivi parrocchiali di riferimento. Nel link sopra evidenziato l'elenco
delle famiglie già esaminate.
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