LA MADONNA DEI DEBITORI
Alla fine di ogni sette anni celebrerete l'anno di remissione. Ecco la norma di questa remissione: ogni creditore che abbia diritto a una prestazione personale in pegno per un prestito fatto al suo prossimo, lascerà cadere il suo diritto: non lo esigerà dal suo prossimo, dal suo fratello, quando si sarà proclamato l'anno di remissione per il Signore.(Deuteronomio, 15,1-2).
Chi pratica la misericordia concede prestiti al prossimo,
chi lo sostiene con la sua mano osserva i comandamenti.
Dà in prestito al prossimo quando ha bisogno, e a tua volta restituisci al prossimo nel momento fissato.
Mantieni la parola e sii leale con lui, e in ogni momento troverai quello che ti occorre.
Molti considerano il prestito come cosa trovata e causano fastidi a coloro che li hanno aiutati.
Prima di ricevere, uno bacia la mano del creditore e parla con voce sommessa delle ricchezze altrui; ma alla scadenza cerca di guadagnare tempo,
trova delle scuse e incolpa le circostanze.
Se paga, a stento riceve la metà,
e deve considerarla come una cosa trovata.
In caso contrario, spoglia il creditore dei suoi averi
e senza motivo se lo rende nemico;
maledizioni e ingiurie gli restituisce,
e invece della gloria gli rende disprezzo.
Molti si rifiutano di prestare non per cattiveria,
ma per paura di essere derubati senza ragione.
(Siracide, 29, 1-7)
Un dipinto Seicentesco raffigurante una Madonna con Bambino, chiamato “la Madonna dei debitori”, sicuramente non di grande scuola, è stato rinvenuto intorno al 2004 a Bassano Romano, paese vicino il Lago di Bracciano a circa 50 km da Roma, in seguito alla ristrutturazione di alcune grotte (piazza Gramsci), da parte di Gilberto Di Benedetto, psicologo romano, artista ed ora possessore del quadro in questione. Sembrerebbe che quella grotta fosse conosciuta in paese fin dal Seicento e che nel 1784 a seguito dell'invasione Napoleonica, la popolazione avesse li nascosto gli oggetti di culto perché essi non venissero distrutti dai francesi.
Seppur in condizioni accettabili, dato il luogo di ritrovamento, la tela è stata oggetto di un restauro (l'immagine originale di come fu ritrovata è
qui a sinistra).
Il quadro ricorda le icone bizantine, anche se la fattura non è
elevatissima, rappresenta una Madonna del tipo «Odigitria», detta anche "Madonna
di Costantinopoli" (qui a destra quella di Morciano di Leuca della seconda metà del sec. XVI, all’indomani della battaglia di Lepanto combattuta il 7 ottobre 1571). Il titolo mariano di Nostra Signora di Costantinopoli è generalmente legato all’arrivo in Occidente di immagini della Vergine portate da monaci in fuga da Bisanzio, prima a causa delle persecuzioni iconoclaste e poi per la caduta di Costantinopoli.
Essendo il titolo legato a immagini di origine bizantina, le varie Madonne di Costantinopoli sono repliche dei più comuni esemplari iconografici orientali.
Il titolo «Odigitria» si traduce dal greco in Oδηγήτρια (composto di ὁδός «via» e ἄγω, ἡγέομαι «condurre, guidare»): la Vergine è guida del popolo cristiano verso Cristo Maestro e Signore.
Theotòkos (greco Θεοτόκος), «Madre di Dio», è il titolo rivendicato per la Vergine nel Concilio di Efeso (431) contro Nestorio,
che asseriva Maria madre solo di Gesù uomo.
Questa tipologia di icone è riconoscibile in quanto la Vergine sorregge Gesù con la mano sinistra, mentre con la mano destra lo indica come "Via, Verità e Vita".
Il bambino Gesù solitamente benedice con la mano destra protesa verso il cuore della Madre, per trasmetterle la forza dell'Amore, mentre nella mano sinistra tiene un rotolo di pergamena, a indicare la sua sapienza e la sua natura di Maestro,
in questo caso tocca il cartiglio lo la scritta "In gremio Matris sedet Sapientia Patris" (Nel grembo della Madre risiede la Sapienza del Padre).
Secondo una antica tradizione questa immagine è la riproduzione del primo dipinto di San Luca Evangelista fatto a Gerusalemme, dal vivo, quando la Madonna era ancora viva. L'icona originale fu distrutta nel 1453 quando i Turchi di Maometto II
occuparono Costantinopoli, provocando la caduta dell'impero Bizantino.
La Madonna è seduta e ritratta di fronte. Porta un vestito rosso con
un manto blu. Sul manto di Maria compaiono dei simboli: sulla sinistra la "M" di "Μητέρ Θεού", cioè Madre di Dio
che unito alla "Y" in basso a destra compone: "MP ΘY", abbreviazione per "Meter Theou"
- "Madre di Dio", a destra in alto il simbolo "IE", le iniziali e le finali del nome di Gesù Cristo (ΙΗΣΟΥΣ ΧΡΙΣΤΟΣ).
Lo sguardo della Madonna è fisso davanti a sé e la sua mano destra, levata
in alto, tiene tre rose bianche. Lo sguardo del bambino incrocia il visitatore e
la sua mano destra è in atteggiamento benedicente. Le teste sono coronate
dall'aureola della santità. Con la mano sinistra, la madre tiene il bambino,
vestito di verde a simboleggiare il primo grado di rigenerazione, ed è seduto sul grembo
della Madre. Le tre rose
che rappresentano l’espressione massima di tutte le Virtù. Simboleggiano inoltre il fatto che Maria sia Figlia, Madre e Sposa di Dio, ma anche la potenza, la sapienza e la bontà.
Infine simboleggia anche il Padre, il Figliolo e lo Spirito Santo.
La Madonna è vestita di porpora simbolo della natura divina, assisa da sovrana, con tutti gli onori che sono dovuti a una Basilissa si presenta
così «trono della Sapienza», il suo manto è blu a rappresentare il cielo (a
volte è anche trapuntato di stelle). La solennità è resa dalla staticità frontale di Madre e Figlio, sullo stesso asse verticale. Questa grandiosa visione è stata spesso cantata dai Padri della Chiesa e dai testi liturgici.
Dalla fronte e dalle labbra della Vergine sgorga sangue, inteso come una sorta di purificazione del pensiero e della parola, senza le quali l’anima non può manifestare il suo contatto col Divino. Il Bambino da lei tenuto in grembo, con un’aureola dalla croce inscritta, pone l’indice verso le rose ad indicare la direzione cui affidarsi. Il tutto si chiude con un cartiglio sottostante la figura, che recita in latino: «In gremio Matris sedet Sapientia Patris» («Nel grembo della Madre risiede la Sapienza del Padre»).
A partire dal XI secolo si sviluppa l'identificazione di Cristo con la Sapienza del Padre, da Maria al trono di Salomone, Sede della Sapienza. Nel XII secolo porta all'accostamento del “seno della Madre”, IN GREMIO MATRIS, e della “Sapienza del Padre”, SAPIENTIA PATRIS. Bisognerà probabilmente attendere la metà del XII secolo e la sua seconda parte per arrivare alla bella scoperta che associa le due espressioni ad un verbo che può variare, RESIDET principalmente, ma anche FULGET, LUDIT, addirittura PENDET. Questo bellissimo versetto si trova in tutta la cristianità e fino all'Europa centrale. Illustra mirabilmente, e un culto mariano che trova tutto il suo sviluppo nel secolo di San Bernardo, e una cultura largamente "europea", e le bellissime formulazioni che si trovano nell'epigrafia, costrizione, generalmente con espressioni dense, captate. Giustifica che si cerchino particolarmente tra gli scrittori più colti di questo tempo, sia sul piano teologico che sul piano della versificazione, gli “autori” di queste forti espressioni epigrafiche.
Di questa scritta, abbiamo come prima attestazione, forse la più antica, una statua lignea della Vergine
col bambino in grembo, che proviene dall’Italia, ma si trova ora nei Staatliche Museen Preussischer Kulturbesitz di Berlino, datata al 1199, alla cui basei trova incisa la frase per intero;
probabilmente proveniva dal Chiostro dei Camaldolesi di Borgo San Sepolcro. La seconda
attestazione, dove si trova il motto, è della Madonna in trono col bambino, detta di Campitignano, conservata al Museo nazionale de L’A
squila e risalente al XIII secolo, con chiare influenze bizantine. La terza attestazione del motto è su una formella marmorea esposta nella
chiesa di S. Maria della Pieve di Arezzo. E la scritta si trova anche in un mosaico della cattedrale di Torcello risalente al secolo XIII. In Ossola appare, oltre che nelle numerosissime rappresentazioni della Madonna di Re, anche nella Madonna quattrocentesca della parrocchiale
di Santa Maria Maggiore, attribuita a Giovanni de Campo, e nelle Centovalli svizzere a Palagnedra in un contesto di pitture cinquecentesche. Infine quella forse più conosciuta della Madonna del Sangue del Santuario di Re databile 1495.
La frase fu ripresa anche da Papa Benedetto XVI nel Discorso del Santo Padre Benedetto XVI
agli studenti dei pontifici atenei romani
per l'inaugurazione dell'anno accademico 2008/2009
(30 ottobre 2008): Il “pensiero di Cristo”, che per grazia abbiamo ricevuto, ci purifica dalla falsa sapienza. E questo “pensiero di Cristo” lo accogliamo attraverso la Chiesa e nella Chiesa, lasciandoci portare dal fiume della sua viva tradizione. Lo esprime molto bene l’iconografia che raffigura Gesù-Sapienza in grembo alla Madre Maria, simbolo della Chiesa: In gremio Matris sedet Sapientia Patris: in grembo alla Madre siede la Sapienza del Padre, cioè Cristo. Rimanendo fedeli a quel Gesù che Maria ci offre, al Cristo che la Chiesa ci presenta, possiamo impegnarci intensamente nel lavoro intellettuale, interiormente liberi dalla tentazione dell’orgoglio e vantandoci sempre e solo nel Signore.
La
Madonna rappresentata a Bassano sembra essere un'interpretazione originale e
mistica di due rappresentazioni Mariane
"Madonna del sangue"
(immagine a destra) del Santuario di Re sul Lago Maggiore, che
fu oggetto di ispirazione di molti pittori sia in Italia che
all'estero (sintesi dal libro “Re e il Santuario della Madonna del sangue” di don Tullio Bertamini
- edizioni Rosminiane Sodalitas 1996), soprattutto nella prima
metà del Seicento e quella della Madonna del Ruscello
(immagine a sinistra)
nel
Santuario omonimo di Vallerano sempre in provincia di Viterbo a soli trenta
kilometri da Bassano Romano.
Su specifico incarico di ricerca, lo studioso Ernesto Paleani ha pubblicato un'interessante monografia sul quadro di recentissima pubblicazione (dicembre 2023) (Madonna del Sangue. Madonna dei debitori. Iconologia ed iconografia. Indagine e ricerca
(Attorno all’arte 39, Urbino 2023).
Il culto della "Madonna del sangue"
avvenne a seguito del miracolo avvenuto nel 29 aprile 1494, quando alcuni
giovani si ritrovarono di fronte alla chiesetta per giocare ad un tradizionale
gioco di paese, la piodella, che consisteva nel lanciare un sasso appiattito
contro un cilindro di legno su cui era posizionata una moneta. Uno di loro,
particolarmente sfortunato nel gioco, si adirò e lanciò il suo sasso verso la
chiesa, colpendo proprio il ritratto della Madonna. Il mattino seguente
l’affresco della Madonna iniziò a sanguinare dalla fronte e continuò a sgorgare
abbondantemente per circa venti giorni e molti ammalati e infermi, dopo aver
rafforzato la devozione nei confronti della Madonna di Re, guarirono grazie a
veri e propri miracoli, riconosciuti ufficialmente anche dalle autorità civili e
religiose dell’epoca. A seguito dell’afflusso dei tantissimi fedeli, attirati
dalla notizia del miracolo, fu costruito un primo santuario già nel 1627.
Molti pittori ne faranno varie versioni. Fino al 1690, le copie riproducono una Madonna coronata, ma senza il braccio sinistro che tiene
le tre rose. Dal 1700, scompare la corona e appare il braccio sinistro:
questa volta con una sola rosa e con il seno nascosto. Dal 1824, ritorna la corona, il seno rimane occultato e il bambino è posto di lato. Infinite le varianti, più o meno importanti. L'immagine sarà portata — dai
pellegrini venuti al santuario e dagli emigranti partiti dalle Valli — in
tutta Europa e anche fuori, provocando sempre meraviglie e miracoli.
Poiché la diffusione è principalmente verso l'oriente, gli stilemi
sono quelli bizantini.
Il culto della "Madonna del Ruscello" di Vallerano risale invece al 1604, al pittore Stefano Menicucci (un giovane pittore romano, che godeva ai tempi di una discreta fama, al servizio del cardinale Odoardo Farnese), fu commissionato il restauro di un dipinto posto in un’edicola, raffigurante la Madonna in trono col Bambino opera di un modesto artista locale (sull'argomento
l'articolo su Tusciaweb del 27 marzo 2014:
Restaurate le cappelle Marcucci e Paesani). Il 5 luglio dello stesso anno il pittore, dopo aver ripulito la trascurata immagine, si stava per accingere ad inserire dello stucco in una fessura creatasi proprio sulla bocca della Vergine Maria. Fu proprio in quel momento che accadde il miracolo: dalla sua bocca iniziò a fuoriuscire del sangue che imbrattò gli strumenti e le mani del pittore.
La notizia dell’evento si diffuse in fretta e presto iniziarono ad arrivare pellegrini con offerte in visita dai territori vicini e lontani. A dare un forte impulso al pellegrinaggio, che faceva entrare nel paese ingenti ricchezze, fu il Pontefice Paolo V Borghese (1605-1621) che accordò l’indulgenza plenaria a chiunque, confessato e comunicato, si fosse recato a fare visita alla Vergine nella seconda domenica di agosto. Fu così deciso di erigere, proprio sul luogo del miracolo, un tempio ad eterno ricordo dell’accaduto. Il quadro è ancora oggi visibile al pubblico all’interno dell’edificio e sulla bocca della Madonna permane una macchia dalla forma stretta ed allungata.
Curioso annotare che il Santuario che la ospita, fu eretto tra il 1604 e il 1609 (come attesta l’iscrizione “MDCIV Inceptum – MDCIX Absolutum”) su progetto di Vignola (Jacopo Barozzi da Vignola),
lo stesso che probabilmente progettò l'ammodernamento di Palazzo Giustiniani e
forse la Chiesa di San Vincenzo a Bassano Romano,
molto simile nella forma architettonica,
fatta costruire dal marchese Vincenzo a partire dal 1620 e finito dal suo
successore Principe Andrea nel 1645 (anche se l'iscrizione attesta il 1630
"VINCENTIUS IUSTINIANUS IOSEPHI FIL. FECIT MDCXXX").
Tornando alla Madonna Bassanese la cui iconografia sviluppa un messaggio in una maniera del tutto originale probabilmente non destinato al culto popolare
proprio per la presenza del sangue dalla fronte e dalla bocca difficilmente
comprensibile dal volgo.
La Madonna, con il suo volto sereno, sembrerebbe farsi carico della purificazione del pensiero
("sangue dalla bocca"), e di pacificazione tra gli uomini (il "sangue dalla fronte"
come simbolo di
speranza di pace per il sangue versato dagli uomini per le guerre) in quanto
redentrice, insieme al Signore, e portatrice di salvezza. Anche il cartiglio,
che in chiave cattolica si può interpretare che nel ventre di Maria sta l’opera
compiuta del Padre, ossia il figlio Gesù Cristo.
Intorno alla Sacra Tela ritrovata a Bassano Romano, successivamente consacrata nella Chiesa Melchita di San Basilio in Roma, è stata costituita L’Associazione “Madonna dei debitori” , su iniziativa anche del padre gesuita Ernesto Santucci, scomparso nel
2021, che si occupa di diffondere il nuovo messaggio Mariano. Così, nel volgere di poco tempo, la Madonna dei debitori è diventata l'ispirazione di molti di coloro che si battono per sopravvivere alla crisi economica.
L'Associazione si è posta un obiettivo ''rivoluzionario'': l’indizione periodica di un giubileo fiscale per i debitori, in occasione del quale, lo Stato le banche e i singoli cittadini dovrebbero azzerare o ridurre i debiti a coloro che per ragioni obiettive e indiscutibili non sono in grado di onorarli. Potrebbe sembrare un'invocazione di condono in
"salsa" religiosa, ma per i promotori non sarebbe affatto così. A muoverli, a loro dire, sarebbe esclusivamente il ritorno a una forma di solidarietà che, oltre a liberare i debitori da una vera e propria schiavitù, permetterebbe all'economia di ripartire.
Gilberto Di Benedetto afferma che il nome "Madonna dei debitori" fu dato da Navarro Vals, già portavoce di papa Woitjla, nel 2009, quando andavano entrambi spesso a pregare presso la chiesa di Santa Teresa d’Avila a corso d’Italia a Roma. Un giorno lo psicologo nel salutare Navarro Vals alla fine della funzione religiosa gli chiese alcuni minuti di disponibilità per ascoltare la storia di un misterioso ritrovamento di questa Madonna che era stata sognata da una persona che aveva prestato Trecento mila euro mai restituiti dal suo debitore. La Madonna in sogno invitò a rimettere il debito del debitore affermando: "se tuo fratello non ti può pagare devi rimettere il debito". Particolarmente colpito nel sentire la storia, Navarro Vals invitò psicologo a chiamarla “la Madonna dei debitori”.
LA MADONNA DEI DEBITORI E I GIUSTINIANI: ALCUNE IPOTESI
La Madonna dei debitori fu trovata a Bassano Romano in una grotta (così
vengono chiamate le cantine in tufo di Bassano Romano) da Gilberto Di Benedetto,
appartenuta alla famiglia Valle, dalla cui sono prevenuti diversi cappellani della Chiesa
Maria Santissima Assunta sulla Piazza di Bassano (collegata attraverso una
loggia alla Villa Giustiniani). Sono ancora oggetto di ricerche e di riscontri storici,
se la tela della "Madonna dei debitori" appartenesse alla a famiglia
Giustiniani, originaria di Genova e Signori della "terra di Bassano" dal 1595 al 1854 e se in qualche modo facesse parte della Collezione del Marchese
Vincenzo
(Chios-Grecia 13 settembre 1564 - Roma, 27 dicembre 1637) o dei suoi
successori. Sappiamo che l'iconografia Mariana era molto cara al Marchese
Vincenzo tanto
che ne riprodusse ben sei "Madonne" nel secondo volume della sua
Galleria Giustiniana che raccoglieva le incisioni dei reperti classici della sua collezione oltre ad alcuni dipinti.
Lo
studioso Ernesto Paleani, attraverso l'uso di ultravioletti, scannerizzazione ad
altissima definizione della tela originale, analisi dei colori ha collocato la
tela tra la fine del XVI ed inizio del XVII secolo.
Il
marchese Vincenzo Giustiniani fu una figura emblematica della cultura umanistica, quando Roma
visse una sorta di secondo Rinascimento nei primi trenta anni del Seicento, e
lui ne fu un altissimo esponente. Oltre ad essere devotissimo, è un
personaggio erudito e dotto, incline ad accogliere senza pregiudizi, le novità
culturali della sua epoca.
Un culto diffuso della "Madonna del Sangue" del Santuario di Re e una curiosa coincidenza con i Giustiniani,
è riscontrabile a Foligno, dove all'altezza del civico 128 di Via Giuseppe Garibaldi (Rione Croce Bianca) è presente un'immagine
della Madonna di Re (qui a destra), posta sulla casa appartenuta alla nobile famiglia Merganti, come si può vedere dallo stemma in pietra posto nella chiave dell’arco.
Un'icona diffusa nella zona della Val Vigezzo, ma molto raramente si trova,
almeno nelle riproduzioni più antiche, così a sud. Uno dei vescovi Giustiniani, Ludovico era nato proprio a Foligno
è qui rappresentato qui a sinistra (con la scritta: LVDOVICVS IVSTINIANVS FVLG. OR.SER.B.M./ A CLEM. X.P. CREAT. EPVS ASSISIEN./ ANN.
1670) nella lunetta di Alessio Gimignani
nella Santissima Annunziata di Pistoia
(Gimignani che curiosamente nel 1635 dipinse sempre a Pistoia, su incarico dei canonici della Cattedrale di San Zeno a Pistoia, l'immagine della Madonna dell'Umiltà
a cui è legato anche qui un sanguinamento miracolistico
- vedi sopra) nella prima metà del Seicento (la data 1670
costituisce un termine ante quem per la datazione del dipinto. Non si sa
molto della sua vita, Ludovico apparteneva all'ordine de’ Servi, nel quale era stato innalzato a tutti i gradi fino al generalato, conseguì la chiesa di Assisi vacante da due anni nel Settembre del 1670, e la tenne fino al 1685 essendo morto ai 20 Giugno di esso anno. Convocò il sinodo diocesano nei tre ultimi giorni di Novembre 1671, e ne pubblicò i decreti l’anno seguente colle stampe di Assisi presso Stefano Leonardo.
Dal 1669 al 1683 effettuò le visite pastorali nella Diocesi di Foligno. Durante quel periodo tornarono a Foligno, dalle lontane città di Reims e di Minden, alcune venerate reliquie di San
Feliciano custodite nella Chiesa che si trova, sulla stessa Via Garibaldi a meno di trenta metri della Sacra icona della Madonna del Sangue.
Possiamo aggiungere, sempre in tema di coincidenze che il cardinale Vincenzo Giustiniani (Chio, 28 agosto 1519 – Roma, 28 ottobre 1582), zio del Marchese Vincenzo, fu molto in contatto con San Carlo Borromeo (Arona, 2 ottobre 1538 – Milano, 3 novembre 1584)
la cui famiglia controllava la Val Vigezzo dove insisteva il Santuario di Ree fino al XVIII
secolo. Durante il suo episcopato, San Carlo Borromeo visiterà la zona in varie
occasioni. Molte le testimonianze artistiche. Affreschi, dipinti, chiese,
edicole sono sparsi in tutte le valli a sua memoria. Il Santo è
stato rappresentato in diverse committenze sia del Marchese Vincenzo Giustiniani che del fratello
cardinale Benedetto. La famiglia Giustiniani e quella Borromeo furono anche
legate dal matrimonio nel 1689 tra Camilla Barberini (*1660 +Milano 20.6.1740), figlia di Maffeo Barberini ed Olimpia Giustiniani
(figlia di Andrea Giustiniani primo principe di Bassano, successore di Vincenzo e di Maria Flaminia Phampili)
e Don Carlo Borromeo Arese (*28.4.1657,+3.7.1734.
Nella tradizione cattolica il Giubileo è un grande evento religioso. E' l'anno della remissione dei peccati e delle pene per i peccati, è l'anno della riconciliazione tra i contendenti, della conversione e della penitenza sacramentale e, di conseguenza, della solidarietà, della speranza, della giustizia, dell'impegno al servizio di Dio nella gioia e nella pace con i fratelli. L'anno giubilare è soprattutto l'anno di Cristo, portatore di vita e di grazia all'umanità.
“GIUBILEO E REMISSIONE DEL DEBITO: ANTICHE ISTITUZIONI SOCIALI E FINANZA MODERNA” (Michele Grillo 2016)
IUBILEO Temi e prospettive: Il Giubileo è un appello alla questione del debito (Diarmuid Martin)
Papa Francesco è più volte intervenuto sul tempo del debito insostenibile e sull'usura. Il mercoledì delle ceneri del 10 febbraio 2016 nel messaggio al'Udienza Generale
(Il Giubileo nella Bibbia. Giustizia e condivisione)
poco prima della proclamazione del Giubileo straordinario della
Misericordia, si era espresso nel seguente modo:
Cari fratelli e sorelle, buongiorno e buon cammino di Quaresima!
È bello e anche significativo avere questa udienza proprio in questo Mercoledì delle Ceneri. Incominciamo il cammino della Quaresima, e oggi ci soffermiamo sull’antica istituzione del “giubileo”; è una cosa antica, attestata nella Sacra Scrittura. La troviamo in particolare nel Libro del Levitico, che la presenta come un momento culminante della vita religiosa e sociale del popolo d’Israele.
Ogni 50 anni, «nel giorno dell’espiazione» (Lv 25,9), quando la misericordia del Signore veniva invocata su tutto il popolo, il suono del corno annunciava un grande evento di liberazione. Leggiamo infatti nel libro del Levitico: «Dichiarerete santo il cinquantesimo anno e proclamerete la liberazione nella terra per tutti i suoi abitanti. Sarà per voi un giubileo; ognuno di voi tornerà nella sua proprietà e nella sua famiglia […] In quest’anno del giubileo ciascuno tornerà nella sua proprietà» (25,10.13). Secondo queste disposizioni, se qualcuno era stato costretto a vendere la sua terra o la sua casa, nel giubileo poteva rientrarne in possesso; e se qualcuno aveva contratto debiti e, impossibilitato a pagarli, fosse stato costretto a mettersi al servizio del creditore, poteva tornarsene libero alla sua famiglia e riavere tutte le proprietà.
Era una specie di “condono generale”, con cui si permetteva a tutti di tornare nella situazione originaria, con la cancellazione di ogni debito, la restituzione della terra, e la possibilità di godere di nuovo della libertà propria dei membri del popolo di Dio. Un popolo “santo”, dove prescrizioni come quella del giubileo servivano a combattere la povertà e la disuguaglianza, garantendo una vita dignitosa per tutti e un’equa distribuzione della terra su cui abitare e da cui trarre sostentamento. L’idea centrale è che la terra appartiene originariamente a Dio ed è stata affidata agli uomini (cfr Gen 1,28-29), e perciò nessuno può arrogarsene il possesso esclusivo, creando situazioni di disuguaglianza. Questo, oggi, possiamo pensarlo e ripensarlo; ognuno nel suo cuore pensi se ha troppe cose. Ma perché non lasciare a quelli che non hanno niente? Il dieci per cento, il cinquanta per cento… Io dico: che lo Spirito Santo ispiri ognuno di voi.
Con il giubileo, chi era diventato povero ritornava ad avere il necessario per vivere, e chi era diventato ricco restituiva al povero ciò che gli aveva preso. Il fine era una società basata sull’uguaglianza e la solidarietà, dove la libertà, la terra e il denaro ridiventassero un bene per tutti e non solo per alcuni, come accade adesso, se non sbaglio… Più o meno, le cifre non sono sicure, ma l’ottanta per cento delle ricchezze dell’umanità sono nelle mani di meno del venti per cento della popolazione. È un giubileo – e questo lo dico ricordando la nostra storia di salvezza – per convertirsi, perché il nostro cuore diventi più grande, più generoso, più figlio di Dio, con più amore. Vi dico una cosa: se questo desiderio, se il giubileo non arriva alle tasche, non è un vero giubileo. Avete capito? E questo è nella Bibbia! Non lo inventa questo Papa: è nella Bibbia. Il fine – come ho detto – era una società basata sull’uguaglianza e la solidarietà, dove la libertà, la terra e il denaro diventassero un bene per tutti e non per alcuni. Infatti il giubileo aveva la funzione di aiutare il popolo a vivere una fraternità concreta, fatta di aiuto reciproco. Possiamo dire che il giubileo biblico era un “giubileo di misericordia”, perché vissuto nella ricerca sincera del bene del fratello bisognoso.
Nella stessa linea, anche altre istituzioni e altre leggi governavano la vita del popolo di Dio, perché si potesse sperimentare la misericordia del Signore attraverso quella degli uomini. In quelle norme troviamo indicazioni valide anche oggi, che fanno riflettere. Ad esempio, la legge biblica prescriveva il versamento delle “decime” che venivano destinate ai Leviti, incaricati del culto, i quali erano senza terra, e ai poveri, agli orfani, alle vedove (cfr Dt 14,22-29). Si prevedeva cioè che la decima parte del raccolto, o dei proventi di altre attività, venisse data a coloro che erano senza protezione e in stato di necessità, così da favorire condizioni di relativa uguaglianza all’interno di un popolo in cui tutti dovevano comportarsi da fratelli.
C’era anche la legge concernente le “primizie”. Che cos’è questo? La prima parte del raccolto, la parte più preziosa, doveva essere condivisa con i Leviti e gli stranieri (cfr Dt 18,4-5; 26,1-11), che non possedevano campi, così che anche per loro la terra fosse fonte di nutrimento e di vita. «La terra è mia e voi siete presso di me come forestieri e ospiti», dice il Signore (Lv 25,23). Siamo tutti ospiti del Signore, in attesa della patria celeste (cfr Eb 11,13-16; 1Pt 2,11), chiamati a rendere abitabile e umano il mondo che ci accoglie. E quante “primizie” chi è più fortunato potrebbe donare a chi è in difficoltà! Quante primizie! Primizie non solo dei frutti dei campi, ma di ogni altro prodotto del lavoro, degli stipendi, dei risparmi, di tante cose che si possiedono e che a volte si sprecano. Questo succede anche oggi. Nell’Elemosineria apostolica arrivano tante lettere con un po’ di denaro: “Questa è una parte del mio stipendio per aiutare altri”. E questo è bello; aiutare gli altri, le istituzioni di beneficenza, gli ospedali, le case di riposo…; dare anche ai forestieri, quelli che sono stranieri e sono di passaggio. Gesù è stato di passaggio in Egitto.
E proprio pensando a questo, la Sacra Scrittura esorta con insistenza a rispondere generosamente alle richieste di prestiti, senza fare calcoli meschini e senza pretendere interessi impossibili: «Se il tuo fratello che è presso di te cade in miseria ed è privo di mezzi, aiutalo, come un forestiero e ospite, perché possa vivere presso di te. Non prendere da lui interessi, né utili; ma temi il tuo Dio e fa’ vivere il tuo fratello presso di te. Non gli presterai il denaro a interesse, né gli darai il vitto ad usura» (Lv 25,35-37). Questo insegnamento è sempre attuale. Quante famiglie sono sulla strada, vittime dell’usura! Per favore preghiamo, perché in questo giubileo il Signore tolga dal cuore di tutti noi questa voglia di avere di più, l’usura. Che si ritorni ad essere generosi, grandi. Quante situazioni di usura siamo costretti a vedere e quanta sofferenza e angoscia portano alle famiglie! E tante volte, nella disperazione, quanti uomini finiscono nel suicidio perché non ce la fanno e non hanno la speranza, non hanno la mano tesa che li aiuti; soltanto la mano che viene a fargli pagare gli interessi. È un grave peccato l’usura, è un peccato che grida al cospetto di Dio. Il Signore invece ha promesso la sua benedizione a chi apre la mano per dare con larghezza (cfr Dt 15,10). Lui ti darà il doppio, forse non in soldi ma in altre cose, ma il Signore ti darà sempre il doppio.
Cari fratelli e sorelle, il messaggio biblico è molto chiaro: aprirsi con coraggio alla condivisione, e questo è misericordia! E se noi vogliamo misericordia da Dio incominciamo a farla noi. È questo: incominciamo a farla noi tra concittadini, tra famiglie, tra popoli, tra continenti. Contribuire a realizzare una terra senza poveri vuol dire costruire società senza discriminazioni, basate sulla solidarietà che porta a condividere quanto si possiede, in una ripartizione delle risorse fondata sulla fratellanza e sulla giustizia. Grazie.
Crisi dei mercati e l'etica nella finanza: la morale delle grandi religioni monoteiste a confronto
(di Enrico Giustiniani*)
Nell'antichità si è sempre condannata l'usura e l'indebito arricchimento dal denaro. Le banche centrale hanno portano i "tassi ufficiali" vicino allo "zero". Può essere sostenibile un modello finanziario "senza interessi"?
Uno dei principali aspetti etici comuni alle tre religioni è la remissione dei debiti insostenibili, quale proposta comune possono proporre le “tre” grandi religioni? Come liberare il debitore “schiavo” del suo creditore?
Le tensioni dei mercati innescata dal recente conflitto Russo-Ucraino, l’impennata del prezzo delle materie prime e i fenomeni inflattivi conseguenti hanno evidenziato i limiti dell'espansione di un’economia finanziaria sganciata dalla attività reali in preda a speculazioni senza regole.
Un sistema senza etica e senza una morale, dimostra che in un mondo globalizzato, il singolo comportamento spregiudicato o illecito, può amplificarsi fino a mettere in crisi intere economie.
Fin dall'antichità l'economia e il denaro sono state servizio dello scambio delle merci ed è vi è sempre stata un’esplicita condanna all'interesse dal denaro. Aristotele parla di crematistica: la ricchezza ha come scopo la vita felice e buona, e non in mero arricchimento, di modo che in questo caso la dimensione economica da mezzo diventa scopo.
Le tre grandi religioni monoteiste (cattolica, islamica ed ebraica) hanno sempre affermato il divieto all'interesse nei prestiti, nell'ottica di valutare i rapporti patrimoniali nel rispetto della visione equitativa degli individui.
Il divieto dell’usura nella religione cattolica affonda le sue radici nell’Antico Testamento, ricco di passi che stigmatizzano il contegno usurario ed esortano a soccorrere il povero e il bisognoso. Fondamentali sul tema sono i passi contenuti nel libro dell’Esodo, 22, 24:
«Se tu presti denaro a qualcuno del mio popolo, all’indigente che sta con te non ti comporterai con lui da usuraio: voi non dovete imporgli alcun interesse»; nel Levitico, 25, 35-38, e nel Deuteronomio, 23, 20-21:
«Non farai a tuo fratello prestiti a interesse, né di denaro, né di viveri, né di qualunque cosa che si presta a interesse. Allo straniero potrai prestare a interesse, ma non a tuo fratello, perché il Signore tuo Dio ti benedica in tutto ciò a cui metterai mano, nel paese di cui stai per andare a prendere possesso». Il Salmo 15 definisce come ospite del Signore colui che
«presta denaro senza fare usura, e non accetta doni contro l’innocente». Al di là della condanna dell'usura, la Chiesa fin dall'inizio lasciò che la dottrina venisse interpretata in modo elastico per salvaguardare legittime ragioni di chi si dedicava all'economia.
Nell’antico Israele, la Legge proibiva effettivamente la maturazione degli interessi su una categoria di prestiti: quelli fatti ai poveri (Levitico 25:35-38). Questa legge aveva molte implicazioni sociali, finanziarie e spirituali,
tra cui due molto importanti: la legge aiutava davvero i poveri facendo in modo che la loro situazione non peggiorasse,
era già sufficientemente brutto essere caduti in povertà, e avrebbe potuto essere umiliante dover cercare assistenza,
ma se, in aggiunta, per saldare un debito una persona povera avesse dovuto essere schiacciata dagli interessi, il debito le sarebbe stato più un danno che un aiuto.
Inoltre, la legge insegnava un’importante lezione spirituale, il fatto che un prestatore rinunciasse all’interesse su un prestito a una persona povera sarebbe stato un atto di misericordia,
egli avrebbe perso il profitto di quei soldi, mentre essi erano in prestito, eppure, quello sarebbe stato un modo tangibile per esprimere gratitudine a Dio
per aver condotto misericordiosamente gli Israeliti fuori dall’Egitto quando essi non erano altro che schiavi squattrinati, dando loro una terra come loro proprietà (Levitico 25:38), così
Dio si aspettava che essi mostrassero la stessa bontà verso i loro concittadini poveri. I cristiani si trovano in una situazione analoga, Gesù raccontò anche una parabola su due creditori e sul loro atteggiamento verso il perdono (Matteo 18:23-35). Egli ha anche insegnato ai Suoi discepoli questo principio:
"Gratuitamente avete ricevuto, gratuitamente date" (Matteo 10:8).
Non dobbiamo confondere l’attività di prestito di denaro ad interesse del popolo Ebraico con l’accettazione dell’usura. Agli ebrei erano vietate molte attività e una delle poche a loro concesse era proprio quella “di prestare denaro”, ma non lo facevano nei confronti del proprio popolo, ma si permetteva di farlo agli stranieri.
Nell'Islam, invece il divieto all'uso dell'interesse è rimasto inalterato, sviluppandosi un modo completamente diverso di far banca rispetto al modello occidentale. Un modello per il quale le leggi, lo statuto e i regolamenti stabiliscono espressamente l'impegno ad operare secondo i principi della "Legge Islamica" e che quindi risulta essere caratterizzato dall'eliminazione del ricevimento e del pagamento degli interessi in qualsiasi sua operazione bancaria e finanziaria. Un modello, ovviamente legale, che ha dimostrato la sua competitività e soprattutto la sua miglior tenuta in questo momento di crisi mondiale.
Già con il pontificato di Giovanni Paolo II si sono sempre più moltiplicati i richiami e la valorizzazione dell’etica in materia finanziaria. Sotto la finanza c'è l'uomo e l'uomo agisce secondo morale ed etica e per questo deve riconquistare il ruolo umano della finanza stessa.
In tutto l'occidente, in ogni ambito, da quello accademico a quello politico, da quello delle imprese a quello delle stesse banche, dalla società civile tutta, sono molte le voci che oggi rilanciano l’esigenza di riaffermare il principio dell'etica sull'economia e sulla finanza. La morale che
"guidi" il sistema anche e soprattutto in assenza di regole.
* autore di: Finanza, etica e religione. Il comportamento degli operatori finanziari in tempo di crisi (Marco Valerio Edizioni, Torino)
La Madonna dei Debitori: una “speranza” contro il debitoSu Facebook 44mila 'mi piace', arriva la Madonna dei Debitori e la prima canzone ADN Kronos
Svelati i misteri del nome della miracolosa “Madonna dei Debitori”… Enigma sull’origine del nome attribuito a Navarro Vals?
La strana Madonna dei debitori Intervista a Gilberto Di Benedetto sull’icona mariana trovata in una grotta a Bassano Romano L'Indro
Sdebitalia
donerà la Madonna dei debitori a Mario Draghi
La Madonna dei debitori e norme fiscali
Città del Vaticano – Donata all’elemosiniere del Papa S.E. il Cardinale Konrad Krajewski una riproduzione della Madonna dei debitori”
ITALIANEWS a firma di Gianfranco Simmaco (8/3/2023)
La Madonna dei debitori editoriale Urbeday.it di Angela Pilato (28 ottobre 2022)
Ogni epoca ha avuto le sue Madonne, la sua Madre consolatrice, a cui rivolgersi, pregare, affidarsi ed affidare ed è quindi oggi più che mai, che la Madonna dei Debitori acquisisce un ruolo fondamentale. Tra le varie crisi economiche susseguitesi negli ultimi decenni (a partire da quella del 2011 spesso definita ‘crisi del debito sovrano’, che trova le sue radici nel default dei mutui residenziali americani e ha contratto fortemente i mercati) trova un posto d’infame rilievo la bolla economica legata all’emergenza sanitaria mondiale del Covid.
Bolla che si è evoluta in una spirale sempre più depauperante, decadendo nella peggior crisi economica dal dopoguerra ad oggi e passando da emergenza sanitaria, a crisi finanziaria vera e propria, la quale, altrettanto pandemica, ha ridotto il potere d’ acquisto delle famiglie e si è tradotta in: indebitamenti fiscali, incapacità di assolvere alla spesa alimentare e nella perdita del lavoro per via del fallimento di piccole e medie imprese. Un nuovo disastro che necessita più di sempre di un forte e potente balzo nella fede e nell’operosità.
Mossi da questo carisma costruttivo, dalla voglia e necessità etica di supporto, Sua Eminenza Monsignor Tomas Pietro Bologna presidente della Papa Giovanni Foundation (no profit organization) con sede a Miami
(Florida - USA) e Padre Nunzio Lavore, suo delegato e rappresentante e membro anch’esso della fondazione, si fanno promotori dell’iniziativa di riscoperta e diffusione dell’iconografia sacra di questa Madonna in Italia.
In una dichiarazione congiunta
(agosto 2023), i frati francescani Quirino Salomone (foto a sinistra in piedi) e Gianmaria Polidori (foto
a sinistra sull'altare) hanno espresso il loro sostegno e apprezzamento per la crescente devozione alla Madonna dei debitori. Questa devozione, secondo i frati, non si limita solamente ai debiti economici, ma si estende anche ai debiti morali, sottolineando così l'importanza della purificazione spirituale e della guarigione dell'anima.
La Madonna dei debitori è riconosciuta come una figura intercessoria che aiuta coloro che si trovano a dover fronteggiare le sfide delle responsabilità finanziarie e morali. Secondo i frati, questa devozione si allinea perfettamente con la preghiera del Padre Nostro, in quanto rafforza il concetto di chiedere perdono e redenzione non solo per i peccati, ma anche per i debiti che si accumulano nella vita quotidiana.
Padre Quirino Salomone ha dichiarato: "La figura della Madonna dei debitori ci ricorda l'importanza di affrontare i nostri obblighi sia verso gli altri che verso Dio con umiltà e fiducia. Questa devozione ci spinge a riflettere sulle azioni passate e a cercare la riconciliazione, rinforzando il nostro legame con Dio."
Francesco Gianmaria Polidori ha aggiunto: "La nostra fede ci insegna che attraverso la Madonna possiamo rivolgerci al Padre Celeste, chiedendo la sua guida e la sua misericordia. La preghiera alla Madonna dei debitori ci ispira a riconoscere l'importanza di liberare i nostri cuori dai debiti, permettendoci di avvicinarci a Dio con uno spirito puro".
I frati francescani incoraggiano quindi i fedeli a meditare sulla figura della Madonna dei debitori e a rafforzare la loro devozione, cercando la guarigione e la riconciliazione sia nei confronti di Dio che degli altri.
APPROFONDIMENTI E NORMATIVE SULL'INDEBITAMENTO
Pio XI, enciclica Quadrigesimo annus
p. 109, 15 maggio 1931
I firmly believe in the principle that an individual debtor should at all times have access to the creditor; that he should have opportunity to lay facts and representations before the creditor; and that the creditor always should give courteous, sympathetic and thoughtful consideration to such facts and representations.
"This is a rule essential to the preservation of the ordinary relationships of life. It is a basic obligation of civilization. It applies to Nations as well as to individuals.
(Credo fermamente nel principio che un singolo debitore dovrebbe sempre
avere accesso al creditore; che dovrebbe avere l'opportunità di esporre fatti e
dichiarazioni davanti al creditore; e che il creditore dovrebbe sempre prendere
in considerazione in modo cortese, comprensivo e premuroso tale fatti e
rappresentazioni. Questa è una regola essenziale per la conservazione dei
rapporti ordinari della vita. È un obbligo fondamentale della civiltà. Si
applica alle Nazioni così come agli individui).
Message to Congress on the Payment of War Debts.
Franklin D. Roosevelt Presidente degli Stati Uniti (1 giugno 1934)
Legge n.3 27/1/2012 ("Legge Salva suicidi") Disposizioni in materia di usura e di estorsione,
nonché di composizione delle crisi da sovraindebitamento
La legge sul sovraindebitamento del consumatore, anche
detta “salvasuicidi”, consente a chi abbia contratto debiti,
non per propria colpa, cui non è in grado di far fronte sulla
base del proprio reddito e patrimonio attuale, di ottenere
una decurtazione a patto, però, che nei cinque anni
precedenti non abbia già fatto ricorso alla medesima
procedura. Tale procedura si applica solo a coloro che non
rientrano nei limiti di fallibilità (quindi consumatori, piccoli
imprenditori, artigiani, agricoltori)
Linee Guida sulla crisi da sovraindebitamento
Introduzione alla composizione della crisi
da sovraindebitamento:
soggetti destinatari e finalità
lo stato di crisi o di insolvenza del consumatore
dm 24 settembre 2014 n. 202, "Regolamento per gli Organismi di composizione della crisi da sovraindebitamento"
Registro Organismi composizione crisi da sovraindebitamento
Il dm 24 settembre 2014 n. 202, "Regolamento per gli Organismi di composizione della crisi da sovraindebitamento" introduce la procedura finalizzata a risolvere su basi negoziali le situazioni di insolvenza dei soggetti che non possono accedere alle procedure previste dalla legge fallimentare.
Nelle procedure c.d. paraconcorsuali disciplinate dalla legge 3/2012, e cioè nell’accordo di composizione, nel piano del consumatore e nella liquidazione del patrimonio del debitore, il debitore deve essere assistito da un organismo di composizione delle crisi da sovraindebitamento.
La Fondazione “Salus Populi Romani”, istituita nel 1995 dalla Diocesi di Roma con l’intento di offrire gratuitamente un servizio di orientamento, consulenza e aiuto diretto a soggetti che non possono accedere a forme di finanziamento bancario,
agisce al fine di prevenire l’esclusione finanziaria e sociale ed il ricorso all’usura contribuendo al contempo alla formazione di pratiche responsabili, equilibrate e consapevoli nella gestione ed uso del denaro e delle opportunità finanziarie.
La sua nascita, fortemente voluta da don Luigi Di Liegro, fu spinta dalla necessità di introdurre nel panorama della lotta all’usura la dimensione preventiva – poi ripresa nell’articolo 15 della Legge n. 108 del 1996 – tesa a contrastare il fenomeno illegale incidendo sulle condizioni sociali, relazionali e finanziarie di esclusione, di emergenzialità e di scarsa conoscenza dei diritti che costituiscono l’humus dentro il quale molto spesso maturano le condizioni che portano le persone verso il credito usurario. Nel 2020 la fondazione Salus Populi Romani ha stipulato un accordo di collaborazionene con l'
Buy Now Pay Later, caratteristiche del mercato e prospettive di sviluppo Questioni di Economia e Finanza - Quaderni Banca d'Italia, Numero 730 – Novembre 2022 di Lorenzo Gobbi
L’aumento della digitalizzazione nel mondo finanziario e dell’e-commerce ha favorito
la forte crescita del “Buy Now Pay Later” (BNPL), che nella sua forma tradizionale consiste
in un finanziamento a breve termine di importo contenuto, con il quale il consumatore fraziona
il pagamento di un acquisto in un numero variabile di rate senza interessi. Nell'approfondimento viene discussa la necessità
di tutelare i consumatori dall’accumulo inconsapevole di una eccessiva quantità di debito.
Rimetti a noi i nostri debiti. Forme della remissione del debito dall'antichità all'esperienza europea di Arrigo D. Manfredini (Il Mulino. 2022)
Vuoi per cinico calcolo "affaristico", vuoi per "humanitas", vuoi per valutazioni di ordine pubblico, creditori e governi hanno spesso battuto strade alternative per fronteggiare l'insolvenza, alternative alla messa a morte del "perfido debitore", al carcere e ad altre pene infamanti: le strade del buonismo e del perdonismo, costellate di dilazioni, moratorie, sconti, benefici vari. E anche cancellazioni. Oggi il consumatore "dalla vita a rate", dai pagamenti virtuali con carta di credito in rosso o del tipo "revolving" non può essere messo fuori gioco dall'insolvenza, perché l'economia di consumo, che caratterizza buona parte dei paesi industrializzati, ha bisogno di lui e deve offrirgli una seconda possibilità. Ciò significa ammettere, in una certa misura, la cancellazione del suo debito. O l'esdebitazione, come si dice con espressione tecnica. Se nell'immaginario comune - e nella sua coscienza bibliografica - la storia dell'insolvenza è principalmente una storia di sanzioni, questo libro assume come punto centrale di prospettiva la non-sanzione, ovvero la remissione del debito nelle sue molteplici forme: nell'antica Roma, le leggi sulla cancellazione, le "indulgenze" fiscali e le dilazioni per rescritto del Principe; nell'Europa medievale e moderna, con i "respiri" concessi attraverso le lettere sovrane; nell'Europa contemporanea, i termini di grazia nelle loro svariate declinazioni, fino alla controversa materia del sovraindebitamento del consumatore.
Proposte di Legge sul cosi detto "Giubileo Bancario"
Disposizioni volte ad agevolare le prospettive di recupero dei crediti insofferenza e a favorire e accelerare il ritorno in bonis del debitore ceduto
disegno di Legge n. 788, Senato della Repubblica XVIII Legislatura (2018-2022)
Disposizioni per favorire la transazione agevolata delle posizioni classificate come crediti a sofferenza o ad inadempienza probabile
disegno di Legge n. 2098, Senato della Repubblica XVIII Legislatura (2018-2022)
Commento alla Relazione conclusiva sull’attività
svolta dalla Commissione d'inchiesta Parlamentare sul sistema finanziario istituita con la legge 26 marzo 2019 n. 28
di Dino Crivellari (Ristrutturazioni Aziendali 24 ottobre 2022)
(sull'argomento): Il Giubileo Bancario
di Dino Crivellari (Banca Impresa Società, Fascicolo 2, agosto 2020) e PERDONO DEL DEBITO: AVANTI CON PRUDENZA.
UNA LETTURA CONSIGLIATA di Dino Crivellari (Banca Impresa Società, 15 febbraio 2023)
Esperienze estere:
New anti-vulture fund legislation in Belgium: an example for Europe and rest of the world
H.R.2932 - Stop Very Unscrupulous Loan Transfers from Underprivileged countries to Rich, Exploitive Funds Act111th U.S.A. Congress (2009-2010)
Proposta di Legge ispirata dalla "Madonna dei debitori" sul
Giubileo Bancario
Un interessante proposta sarebbe quella di consentire al debitore di
poter riscattare il suo debito una volta svalutato dalle banche prima che
quest'ultime lo vendano ad un terzo soggetto (diritto di prelazione), prevedendo, nel caso di riacquisto
da parte del debitore, un ulteriore incentivo fiscale
alle banche (una sorta di superbonus) oltre la deducibilità fiscale della perdita (cosa che già avviene) immediata.
Facendo un semplice esempio numerico, supponiamo che una famiglia sia debitrice nei
confronti della banca di 100mila euro residue per un mutuo ipotecario e non sia
in grado ad un certo punto di poterlo pagare. La banca prevede che dalle
successive azioni di recupero riuscirà ad incassare solo 40mila euro quindi
dovrà accantonare i 60mila euro a perdita che prevederà di non recuperare. Se la banca
deciderà di vendere questo credito ad un terzo soggetto per 40mila, dovrà consentire
la "prelazione" a stralcio del proprio credito da parte del debitore
accettando solo i 40mila che aveva previsto di recuperare. La banca oltre a dedurre fiscalmente la
perdita per 60mila, potrebbe avere un ulteriore bonus fiscale (superbonus) ad esempio
supponiamo del 10% sul debito originario, portando in deduzione altri 10mila
euro. L'operazione in questo caso sarebbe "win - win" (vincente per entrambi) sia per il debitore, che "a sconto"
(40mila invece di 100mila) riesce a pareggiare il suo debito, sia per la banca che
recupererebbe rapidamente la parte del capitale stimata (40mila), porterebbe
a perdita la differenza (60mila) e avrebbe un ulteriore bonus fiscale per un credito considerato in sofferenza
(10mila).
Se il debitore non fosse neppure in grado di pagare i 40mila a stralcio
del suo debito immediatamente alla banca, sarebbe ipotizzabile l'intervento di un "fondo
immobiliare di solidarietà" (costituito ad esempio dalle stesse banche)
che solleverebbe il debitore "pagando i 40mila al suo posto" acquisendo
l'immobile ipotecato dalla banca, ma dovrà concedere all'ex proprietario/debitore di continuare a viverci in base ad un contratto di locazione
"rent to buy" che preveda che il debitore paghi un canone che preveda una parte
di affitto e una parte in conto prezzo per poter riacquistare la casa a fine
locazione, la cui durata sarà pari almeno agli anni residui del mutuo
ipotecario. Il debitore potrà alla fine della locazione, o in qualsiasi momento,
riacquistare il suo immobile pagando un
prezzo pari al valore della vendita originaria al fondo maggiorato del 10%,
dedotte tutta la parte di canone in conto vendita pagate nel corso della
locazione. Sono da prevedere alcuni
vincoli per garantire il debitore: il prezzo a cui il debitore deve vendere l’immobile al fondo non deve
essere superiore, alternativamente: al valore contabile del credito svalutato
dalla banca (40mila) o il valore di vendita in sede d’asta (se già
attivata l'esecuzione immobiliare) o di mercato come stimato da un esperto
indipendente. Se come nell'esempio, il prezzo di vendita dalla banca al "fondo
immobiliare" sarà superiore al debito stralciato dalla banca (40mila
dell'esempio e non i 100mila dovuti originariamente), la differenza andrebbe
comunque a favore del debitore e non della banca (quest'ultima ha il vantaggio
di aver risolto rapidamente la posizione, portato a deduzione la perdita del
credito - 60mila - e ottenuto un ulteriore (super) bonus fiscale di 10mila.).
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