LE MONETE A CHIOS AL TEMPO DEI GIUSTINIANI
Si ringrazia in particolar modo il Prof. Andreas Mazarakis per il suo contributo alla stesura di questo paragrafo.


La vera "bibbia" delle monete genovesi delle colonie Genovesi nel levante è l'opera di Giuseppe Lunardi ora disponibile online su internet dalla Biblioteca digitalizzata della Società Ligure di Storia Patria:
Le Monete delle colonie Genovesi di Giuseppe Lunardi Atti della Società Ligure di Storia Patria Nuova serie volume XX fascicolo primo 1980
I Giustiniani, come le altre famiglie governanti le colonie del Levante, erano autorizzate dalla Repubblica Genovese a batter moneta.
Spesso trattasi di monete di fattura rozza, mal coniate e conservate difficili da reperire. In rame, argento in diversa lega più o meno ricca e anche in oro imitando i ducati veneti che avevano larghissima diffusione in oriente.



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Lorenzo (per la tradizione) o Leonardo Giustiniani, Denaro (per la tradizione) o denaro tornese - 1483 (per la tradizione) o 1496-98
D:/ +:CONRADUS:REX:RO: Croce patente 
R:/ +:CIVITAS:CHII Castello di Scio con l'aquila, affiancato da L ed I
Immagine segnalate da Dario Ferro.

Nelle isole di levante era difficili imbattersi nelle monete Genovesi battute a nome degli “Embricai” che operavano in terrasanta. Sia perché le zone governate dai Genovesi erano molto limitate e sottoposte a sovranità locali e secondo poi in quanto nella zona erano presenti anche monete bizantine ed arabe in grossa quantità.
A Chios comunque non era difficile imbattersi inoltre nelle monete emesse dagli altri Genovesi nelle isole vicini come dai Gattiluso a Lesbo dove spesso si trova raffigurato lo stemma dei “Paleologhi” una croce accantonata con quattro segni simili ad una “B” e il loro stessa o una grande aquila bicipite con le iniziali di chi comandava in quel determinato momento in quel determinato luogo. Queste monete erano in rame (denaro) o in oro (ducato). Le monete tipo emesse dai Gattiluso furono ben 26 di cui 3 per le Focee poi dominate dai Giustiniani.
Anche gli Zaccaria che precedettero i Giustiniani a Chios emisero monete proprie come il “quarto di ducato d’oro” che riproduce per dritto lo scudo della famiglia e la scritta “M7B ZAChARIE” ed al rovescio la croce con la scritta CIVITAS SYI, d’oro del peso di circa grammi 0,9 diametro 13 mm. Ed il “mezzo grosso d’argento” che riproduce per dritto la crioce e la scritta “M7B ZAChARIE” ed al rovescio il castello a tre torri e scritta CIVITAS SYI, d’oro del peso di circa grammi 0,7 diametro 18 mm per un totale di 10 tipi di monete.
Dopo la conquista di Chios da parte del Vignoso nel 1346, iniziò la battitura di monete ispirate come soggetto ai gigliati angioni e alle loro fazioni, nelle quali appaiono anche i riferimenti alla Repubblica di Genova: al diritto il Doge e la scritta “DVX IANUE QUENDEUSPTA”, al rovescio la Croce e la scritta consueta delle monete genovesi “CVNRADVS REX ROMANORVM”. Ricordiamo il “gigliato” (in argento peso circa gr. 3,5 diametro 28-29 mm) e la sua frazione il “quarto di gigliato” ” (in argento peso circa gr. 0,8 diametro 16-17 mm).
Dopo il 1390, in pieno periodo Giustiniani si ha il cambiamento del tipo monetale. Al posto della scritta “DVX IANUE QUENDEUSPTA”, ricompare come al tempo dei Zaccaria la scritta: “CIVITAS SYI”.


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Domenico di Gio.Antonio Giustiniani de Campis (Campi), denaro doppio tornese (per la tradizione) o tornese - 1529 (?)
D:/ +.CONRADUS.REX.R. Croce patente potenziata 
R:/ +.CIVITAS.CHII. Castello di Scio con l'aquila, affiancato da D ed I
Immagine segnalata da Dario Ferro.

Anche nel XV secolo furono coniate monete d’oro, che imitano i ducati veneti diffusissimi e quotatissimi. Da ricordare:
Il “ducato d’oro” tipo veneto, battuto a Chios durante la Signoria a Genova di Filippo Maria Visconti Duca di Milano (1421-1436). Dietro il doge la scritta “D: MEDIOLANI”



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Ducato d’oro “Visconteo” battuto a Chios

Il “ducato d’oro” tipo veneto, battuto a Chios nel periodo in cui Carlo VII Re di Francia fu signore di Genova (1458-1461) nel quale vanno ricordate le scritte “COMUE IANUE” e “S:LAURENTI”. Il basso, una lettera “S” iniziale di Scio (o Chios)
Il Governo Giustiniani è documentato da una seire di monete, prevalentemente in rame in cui è riprodotto lo stemma di famiglia: il castello esagonale a tre torri sormontato dall’aquila imperiale mentre compaiono le iniziali del podestà dell’isola, come per esempio “N.I.” relative a Nicola Giustiniani che ebbero il governo dell’isola negli anni 1504-1512-1528-1538. O anche le lettere di “D.I:” relative a Domenico Giustiniani nel 1529 o “F.I.” relative a Francesco di Lorenzo Giustiniani Banca nel 1520 o “L.I.” per Lorenzo Giustiniani Banca nel 1548.



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Francesco di Lorenzo Giustiniani Banca,
denaro doppio tornese (per la tradizione) o tornese - 1520
D:/ +°CONRADUS°REX°R° Croce patente 
R:/ +°CIVITAS°CHII° Castello di Scio con l'aquila, affiancato da F ed I
Immagine segnalata da Dario Ferro.

Furono ben 42 i tipi di monete battute dalla Maona Giustiniani comprese qeulle specificatamente a nome dei Giustiniani e compresi alcuni pezzi definiti “monete – medaglie” con soggetti simili a quelli descritti, di cui parleremo qui sotto, coniate posteiormente alla caduta definita di Chios in mano ai Turchi nel 1566.



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Tornese di rame coniato da Giustiniani di Chios


Nell’opera del Prof. Mazarakis (“Three Medals from Chios”) si cita il ritrovamento di tre medaglie di provenienza Sciota del perido dei Giustiniani. Una di esse è menzionata nel testo di Geronimo Giustiniani (probabilmente uno dei figli del podestà Vincenzo Giustiniani, visse in gran parte a Parigi dove divenne cavaliere e ambasciatore di Carlo IX a Costantinopoli) riprese da un monaco francese cosmografo alla corte di Carlo IX di Francia, André Thevet, nella “storia di Chios” ripresa da P.Argenti “… haverla vista in Egitto alla citta di Chairo, le lettere della quale accennavano essere di Scio, nel cui scudo l’insegna la meta figurava un dragona, et l’altra meta una giovanne insieme congiunti, dall’altra parte una testa bellissima…” (prima figura sottostante). Nonostante la menzione del frate è dubbia sulla sua proveninza da Chios essendo molto diverse dai “gigliati” dei Giustiniani coniati a Chios (figura 2 immagine sotto a destra). Probabilmente la prima medaglia (figura 1 numero “1” immagine sotto a sinistra) è stata fabbricata in Francia, la numero “3” e la numero “4” in Italia.


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Figura 1 a sinistra, Figura 2 a destra

La moneta nella figura “5” è un imitazione. Riportata come “moneta Iustinian” ma è piuttosto una medaglia commemorativa emessa dai discendenti della famiglia.
La terza medaglia menzionata da Geronimo Giustiniani (figura 2, numero “6”) non è un disegno ritrovabile tra i “gigliati” della maona Giustiniani ma è ripresa fedelmente da essi si nella forma che nel peso (figura 2 numero “7” e “8”).

Per ciò che riguarda i riferimenti presenti nei diversi coni. Alcuni eventi ci permettono di dare una giusta datazione alle monete.
Nell’anno 1413 viene concesso ai Giustiniani il diritto di apporre al loro stemma gentilizio l’aquila.
Un documento del 1458 testimonia l’esistenza di un gigliato che su una parte ha l’iscrizione di “una figura d’uomo che tiene una croce”.
Un altro riferimento è quello della sottomissione di Genova agli Sforza di Milano nel 1466-1476.
Un altro particolare è nella grafia di ”CIOS” in caratteri latini, cioè con “h” minuscolo e “H” maiuscolo.
La grafia “ChII” risulta apparire nel primo decenniso del XV secolo, pertanto più antico del vecchio tipo “CHII”. Le monete del ritrovamento di Siderunta si presentano con la “h”. Quelli Sforzeschi con la “H” come pure per i Gigliati successivi.


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Gigliato di Chios (Lunardi S11)
 

Un altro parametro di riferimento consiste nella scrittura gotica o umanistica (romana). E’ pacifico che quella gotica sia più antica. A Chios fu utilizzata fino alla metà del XV secolo, quella romana è quindi susseguente fino al 1566.
Anche il peso può essere indicativo. Dopo la caduta di Costantinopoli si registrò un impennata del prezzo dell’oro rispetto a quello dell’argento. Fu una logica conseguenza dell’aumento del peso dei gigliati d’argento.
Un documento del Genovese Battista de Luco fa riferire all’anno 1472 alcuni cambi.
Un ducato o un fiorino aureo di chios vale 80 harati (o anche karati, karatti o charati) del peso di 0,75-1,00 grammi e della consistenza di sei once d’argento su dodici. Ovvero nel perido 1348 – 1143 abbiamo: 1 fiorino equivali a 10 gigliati. Un gigliato a sedici denari, un dinaro è uguale a quattro tornesi. Da cui 2 dinari sono uguali a 8 tornesi uguali ad un harato. Un ducato aureo di Chios vale 816 denari tornesi che ricordiamo erano di argento.
Sempre sullo stesso documento abbiamo un cambio tra i ducati di Venezia e quello di Chios datato 1472.
64 ducati aurei di Venenzia sono uguali a 80 ducati aurei di Chios e 7 gigliati. Ovvero 1 ducato aureo di Venezia pari a 85,68 harati pari a circa 1000 – 1070 tornesi.
Il valore delle due monete non è comunque costante nel tempo. Nel 1466 un ducato veneto vale 1,25 di quelli di Chios. Nel 1470 vale 1,31.
Per verificare la datazione dei coni è anche necessario verificare come è scritta la parola “CHIOS”.
Fin dai primi giorni della presenza dei Genovesi a Chios vengono usate le scritture “SIO”, “CHIO” o “SII”. Nel 1359 cominciamo a trovare sugli atti la parola “SYI”. Dall’aprile 1403 troviamo la grafia ”CIOS” o anche “SYO”. Durante lo stesso periodo anche “CHII”.
Oggi gli Italiani translitterano foneticamente la parola grafia ”CIOS” con “Chio” ma ciò non avvenima nel medio evo dove la “ch” corrispondeva alla “X” greca. Al di la della fonetica il maiuscolo ”CIOS” viene trascritto in minuscolo “”Chii”.

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Il ritrovamento di Siderunta (Chios) nel 1887


LE MONETE DI CONTO


Nel medio evo il Levante era controllato da varie potenze economiche: i franchi, i veneziani, i genovesi ed i turchi che convivevano più o meno pacificamente tramite accordi, convenzioni ma anche con occupazioni arbitrarie e guerre.
Dal 1355 Genova esercita una certa prevalenza sulle isole del Dodecaneso. La Maona Giustiniani che gravita su Chios e quella dei Gattiluso intorno a Lesbo.
In occidente la riforma monetaria si basava sulle regole fissate da Carlo Magno sui pesi e sulle misure.
La moneta che ne uscì: il denaro che doveva corrispondere alla seguente equazione: 240 monete = una libbra.
Con la disgregazione dell’impero ogni nobiltà o regno in base alla sua differente libbra si adattarono a convenzioni più regionali. Pertanto esendo diverse le libbre erano anche diversi i contenuti nelle monete.
Successivamente su influsso anche dell’impero bizantino la moneta di conto che doveva in qualche modo tener conto del contenuto della moneta circolante fu il “Ducato aureo” e il “ducato aureo di Chios” più in generale chiamato “perpero” nelle sue unità minori (tornese ad esempio o harati).
Il Perpero nella Maona di Chios compare in tutti gli atti notarili durante tutto il loro dominio a Chios ed anche in alcuni sotto la dominazione Turca. L’ultima menzione conosciuta è addirittura del 1725.
Ma in quali settore veniva usata la moneta di conto? Era utilizzata soprattutto per la contabilizzazione del commercio del mastice, delle cave di allume di Focea, del sale e della pece.
Un'altra parte del commercio era comunque effettuata dai nativi o quanto meno dai non appartenenti all’apparato di controllo Genovese per gli altri prodotti come vino, olio, il pesce o le stoffe, ma anche per la contabilizzazione di alcuni servizi interni come l’agricoltura ma anche per le costituzioni in dote, le vendite di immobili, le locazioni, le aste e le tasse.
La prima struttura nota della moneta di conto “perpero” è del 1381 che mettendola in relazione ad altri documenti successivi ci da questa equazione:
1 perpero = 24 Harati = 288 denari tornesi
Nel 1349 un denaro in moneta di conto è pari ad un denaro tornese in moneta effettiva.
Parallelamente alla moneta di conto “perpero” dal 1348 abbiamo anche il “florino”. In un atto del 1444 troviamo la seguente equazione:
1 florino = 10 gigliati = 160 denari.
Usato anche nei conti il “ducato aureo” ma solo a partire dal 1444.

Enrico Janin Socio per oltre trent'anni della Società Ligure di Storia Patria, é stato membro del direttivo del Circolo Numismatico Ligure "Corrado Astengo", consulente numismatico della Banca CARIGE e collaboratore del periodico "La Casana" edito dalla stessa banca, socio dell'Associazione filatelico - numismatica "La Lanterna" e dell'Istituto Internazionale di Studi Liguri, per oltre 15 anni consulente della benemerita associazione "A Compagna" e collaboratore del bollettino della stessa, per la divulgazione della numismatica.
Enrico Janin - Indice degli Articoli pubblicati su "A Compagna"
LA ZECCA DI SCIO DURANTE IL DOMINIO GENOVESE di Domenico Promis, Torino 1865. (La Zecca di Scio di Domenico Promis online su wikiresource)
Monnaies inèdites de Chio di P. Lambros, Parigi 1877 (testo in francese)


SITI CONSIGLIATI

Numismatica Dario Ferro

Lamoneta.it network di numismatica e storia


BIBBLIOGRAFIA

Lunardi G. - LE MONETE DELLE COLONIE GENOVESI. Atti della società ligure di storia patria n.s. XX (XCIV), 1980, I -
MAZARAKIS A. - THREE MEDALS FROM CHIOS. Nomismatica Khronika no. 16/1997
MAZARAKIS A. - CHIO: REVISIONI MONETERIE. In Oriente e Occidente tra medioevo ed età moderna. Studi in onore di Geo Pistarino, a cura di L.. Balletto, Genova 1997.
LAMBROS P. - COINS OF THE GENOVESE RULES OF CHIOS (1314 - 1429)- tradotto da A.Barozzi edizione Obol International. Gennaio 1968
GNECCHI F. e E. - DI ALCUNE MONETE INEDITE E SCONOSCIUTE DELLA ZECCA DI SCIO. in "Rivista Italiana di numismatica" 1888, pag. 1-14
PROMIS D. - LA ZECCA DI CHIO DURANTE IL DOMINIO DEI GENOVESI. in mem. r. Accademia delle Scienze di Torino, a. 1866 pagine 325 e seguenti


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GLI ORIZZONTI APERTI. PROFILI DEL MERCANTE MEDIEVALE , a cura di G. Airaldi, Torino 1997 © degli autori e dell'editore. (Indice. - Gabriella Airaldi, Introduzione. Per la storia dell’idea di Europa: economia di mercato e capitalismo. - Jacques Le Goff, Nel Medioevo: tempo della Chiesa e tempo del mercante. - Roberto S. Lopez, Le influenze orientali e il risveglio economico dell’Occidente. - Eliyahu Ashtor, Gli ebrei nel commercio mediterraneo nell’alto medioevo (secc. X-XI). - Abraham L. Udovitch, Banchieri senza banche: commercio, attività bancarie e società nel mondo islamico del Medioevo. - Nicolas Oikonomides, L’uomo d’affari. - Armando Sapori, La cultura del mercante medievale italiano. - David Abulafia, Gli italiani fuori d’Italia. - Gabriella Airaldi, Modelli coloniali e modelli culturali dal Mediterraneo all’Atlantico. - Jacques Heers, Il ruolo dei capitali internazionali nei viaggi di scoperta nei secoli XV e XVI. - Gabriella Airaldi, L’eco della scoperta dell’America: uomini d’affari italiani, qualità e rapidità dell’informazione)
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LE MONETE A CHIOS AL TEMPO DEI GIUSTINIANI
Si ringrazia in particolar modo il Prof. Andreas Mazarakis per il suo contributo alla stesura di questo paragrafo
MONNAIS INEDITES DE CHIO di P. Lambros, Parigi 1877 (testo in francese)
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Molta documentazione su questo periodo storico su:

Associazione Culturale Bisanzio    Reti Mediovali                                          




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