STORIA DELLISOLA
DI SCIO PRIMA DEI GIUSTINIANI
e principali vicende della famiglia Zaccaria
Intorno al tredicesimo secolo Genova è una consolidata potenza economica,
al disgregamento dellimpero Bizantino, sorto sulle ceneri dellimpero romano
doriente nel 1204, lisola di Scio fu aggregata con le isole di Lesbo, Samo e
Co allImpero Latino.
Se la prima presenza stabile dei Genovesi a Chio risale alla seconda metà dell’XI secolo, la
svolta giunse in seguito alla Quarta crociata (1202-1204). Nata con l’obiettivo di liberare
Gerusalemme, la spedizione franco-veneziana aveva portato invece alla conquista di
Costantinopoli e di gran parte dell’impero bizantino (compresa Chio) con la successiva
istituzione dell’Impero Latino.
L’accordo tra l’impero di Nicea e Genova, stabilito nell’ambito della riconquista da parte dei
Greci dell’impero, prevedeva l’alleanza contro Venezia. I Veneziani avevano ottenuto le isole
principali e le stazioni navali più importanti in tutto il Mediterraneo orientale, stabilendo un
primato indiscusso nel commercio che non poteva essere accettato pacificamente dalla
repubblica marinara rivale.
Grazie a Giovanni Vatatze l’impero di Nicea era riuscito a riprendere gran parte delle province
prima soggette ai Latini; per poter conquistare e mantenere la città di Costantinopoli, i Greci
necessitavano però di un’armata navale che potesse rivaleggiare con quella veneziana.
L’accordo greco-genovese, già tentato nel 1239 con Giovanni Vatatze10, fu siglato il 13 marzo
1261 da Michele Paleologo, che stipulò coi legati genovesi il trattato detto ‘del Ninfeo’, dal
nome latinizzato della località vicino a Magnesia (Naffo o Niffo), che venne poi ratificato a
Genova il 10 luglio dello stesso anno e che pose le fondamenta della potenza coloniale dei
Genovesi in Oriente.
Nelle clausole del trattato era incluso il diritto dei Genovesi, delle persone originarie dal districtum e di tutti ‘quelli che sono chiamati genovesi’ ad accedere a tutte le terre e i porti
dell’impero, e in particolare al Mar Nero, dal quale erano invece esclusi tutti i concorrenti di
Genova con l’eccezione dei Pisani, considerati potenza amica. Veniva concessa l’esenzione
dal comerchium e promessa la presenza, in diverse città dell’impero, tra le quali Chio, di una chiesa, un bagno, un mercato18, un forno, case per i mercanti e un palazzo con loggia dove il
console potesse esercitare la giurisdizione suprema civile e criminale sopra tutti i Genovesi del
luogo.
Le isole restarono sotto la giurisdizione Latina fino al 1247, anno in cui il genovese
Giovanni Vitale le assoggettò al suo scettro, anche se di fatto tali isole continuano ad
appartenere allimpero latino.
Infatti, sono espressamente nominate come facenti parte limpero anche
successivamente al 1247, nel trattato di Viterbo (27 maggio 1267) con cui Baldovino II
cede a Carlo dAngio i diritti sulla Grecia riservandosi il possesso di queste isole,
e successivamente nominate nellinvestitura del Regno di Romania a Filippo di Taranto
(15 maggio 1294).
Costantinopoli cadde il 25 luglio 1261, prima che le navi genovesi potessero giungere in
soccorso, ma poiché esse restavano comunque necessarie per affrontare sul mare i Veneziani
che si erano rifugiati a Negroponte (l’odierna Eubea) il trattato venne considerato valido e le
promesse dell’imperatore mantenute.
A Chio si stabilì quindi una base commerciale, fondata su una concessione di privilegi e non su
un diritto di sovranità, anche se da questo accordo molti scrittori liguri fecero derivare l’origine
dei diritti genovesi sopra l’isola.
Seguirono ulteriori convenzioni tra l’impero e Genova, che formalmente risultavano sempre
essere conferme e modifiche del trattato ancora vigente del 1261, anche se alcune tra le clausole
più importanti, prima tra tutte l’alleanza perpetua contro Venezia, erano state disattese. L’isola
non sembra però più essere menzionata, né negli accordi né nei documenti amministrativi della
Repubblica genovese.
Secondo gli storici che parlano dello sbarco di Benedetto Zaccaria a Chio, agli inizi del XIV
secolo non risulta esistessero ancora “case di commercianti o magistrati della sua nazione”.
Le cause ipotizzate per questa assenza sono diverse: il carattere nazionalista su sfondo religioso
ortodosso assunto dalla restaurazione imperiale, i numerosi attacchi subiti dall’isola da parte
dei Turchi, le spedizioni di ventura e di pirati.
Lo "sfruttamento" genovese fu ratificato con il trattato di Ninfeo del 10
luglio 1261 con cui limperatore Michele Peleologo VIII concede a Genova la
giurisdizione civile sui Genovesi locali e lo sfruttamento commerciale nel "Regno
di Nicea", per ricompensarli dei soccorsi avuti nel recupero di Costantinopoli.
Giovanni Vitale diviene una sorta di "sindaco mercantile" dellisola.
Scio, la più fiorente delle isole dellarcipelago, è un importante centro per la
produzione ed il commercio del mastice (ancora oggi a sud dellisola esiste "capo
mastice") e dei marmi. Le sue terre inoltre, sono fertili e ricche di vigneti.
Per difendere le isole dai turchi e dai pirati, limperatore Andronico sollecitò
lintervento sullisola di Benedetto I Zaccaria della Repubblica Genovese,
signore di Focea, famoso porto commerciale per lallume, approdo sulla terra ferma
prospiciente lisola di Scio.
Benedetto I è uomo darmi e di diplomazia, ambasciatore genovese alla corte
bizantina fin dal 1264, era entrato con facilità nelle grazie dellimperatore
Michele VIII.
Gli Zaccaria de Castro erano già una famiglia molto in vista nella Repubblica di Genova.
Già signori di Focea Vecchia e Focea Nuova dal 1275 prima con Manuele Zaccaria e poi con
il figlio Tedisio cui successe il fratello Benedetto I.
Benedetto oltre ad essere un abile commerciante e diplomatico (emissario di Bisanzio presso le corti di Castiglia e Aragona (1282))
era un uomo darmi, nel
1281 è tra i valorosi capitani nella vittoriosa guerra contro Pisa in particolare nella
decisiva battaglia della Meloria e allassedio di Porto Pisano, nella concezione del
quale sono state trovate influenze delle tattiche Bizantine già descritte nel "Taktikon"
di Leone il Saggio.
Vittorie che a furor di popolo vennero attribuite al valoroso comandante piuttosto che ai
Capitani di Genova e al ceto dirigente, che preferì allontanarlo verso loriente con
titoli altisonanti e pochi mezzi piuttosto che trovarselo a Genova coperto di enorme
popolarità.
Costante nella sua attività diplomatico-militare in funzione anti-musulmana. Si comportò
da vero crociato in più occasioni senza mai trascurare il suo giusto tornaconto
mercantile. Con la corona di Castiglia partecipò alla vittoriosa guerra contro il Re del
Marocco da cui ottenne il porto Santa Maria che se non gli fosse stato tolto per
ingratitudine da Pancho IV sarebbe stato scalo fondamentale nella rotta dellallume
verso le fiandre.
The Zaccaria
deal: Contract and options to fund a Genoese shipment of alum to Bruges in 1298 di
Eric Briys, Didier Joos de ter Beerst,
Lo troviamo più volte oltre che a Focea, ed in Spagna anche alla corte di Parigi dove è
ben voluto dal Re di Francia.
In qualità di ammiraglio del Re Filippo "il bello", utilizzò abilmente
la tecnica del blocco navale per danneggiare gli interessi commerciali Inglesi e delle
città fiamminghe nemiche del Re di Francia.
Focea è un fiorente porto mercantile, con il suo retroterra ricca di allume, minerale
utilizzato per la concia e la tintura dei tessuti. La qualità del prodotto era seconda
solo a quella di Colonea nel Ponto sulla costa settentrionale dellAnatolia.
Cronologia della storia
dellAllume
Gli Zaccaria per sfruttare la loro concessione si avvalsero di elastiche società basate
sulla procura, tenendo conto oltre delle capacità professionali anche dei legami di
sangue o di parentela acquisita.
Come poi ritroveremo nei Giustiniani, il clan è inteso come elemento di stabilità e di
sicurezza in una società perennemente frammentata come quella Genovese.
I fratelli Benedetto e Manuele Zaccaria che si erano scambiati vicendevolmente procura
chiamarono a contribuire alla loro società laltro fratello Nicolino, il cugino
Tedisio, che vedremmo procurerà poi seri danni ai Zaccaria, Paleologo figlio di
Benedetto. Tra i parenti acquisiti vicini agli Zaccaria i Doria i Cattaneo e i Volta.
Gli Zaccaria controllavano tutto il commercio dellallume: dallestrazione al
trasporto alla sua trasformazione e vendita soprattutto nelle Fiandre.
Molti furono i viaggi e le attività diplomatiche di Benedetto Zaccaria in tutto il
Mediterraneo e oltre, fino in acque Inglesi.
Furono comunque proprio le sue lunghe assenze che fecero precipitare la situazione nel
Levante nel caos dopo che a Michele VIII era succeduto il debole Andronico II.
Poiché gli affari a Focea erano mal condotti da Tedisio, Benedetto I destituisce il
nipote e nomina suo fiduciario il genovese Andreolo Cattaneo della Volta, che manda a sua
volta il nipote Domenico a prendere possesso dellisola.
Proprio in una delle sue assenze di Benedetto dallAsia Minore che la flotta
veneziana capitanata da Ruggero Morosini rade al suolo Focea (1296), tanto che Andreolo
Cattaneo Volta amministratore per conto dei Zaccaria fu costretto a trasferire la
popolazione nellinsediamento fortificato di Focea Nuova intorno al castello che
aveva fatto costruire nel XIII secolo.
Chios a quel tempo, già famosa per il suo mastice, era un covo di pirati musulmani.
Benedetto Zaccaria approfittò della situazione e facendo forza sulla sua popolarità e
stima politico militare in ambienti francese, con il titolo di ammiraglio di Francia (che
mantenne fino al 1301), sotto le insegne Francesi, la riconquista e restaura il suo potere
nel 1302, mettendo a capo il nipote Tedisio, che nel 1306 espugna il porto di Taso
roccaforte dei pirati greci.
Nel 1304 Benedetto I, dopo vane richieste allimperatore Andronico di vedersi
riconosciuto il diritto di sfruttamento delle isole di Samo e Co a quel tempo quasi
disabitate, le occupa.
Nello stesso anno limperatore gli concede il feudo sulle isole per dieci anni sotto
la bandiera Bizantina.
Questo fu anche il momento di una radicale modifica dello status degli Zaccaria che fino a
quel momento potevano definirsi amministratori dellImperatore latino. Dal 1304 in
poi Bendetto e soprattutto i suoi discendenti, iniziarono ad atteggiarsi sempre più come
Principi Sovrani, mentre i legami con limpero Bizantino andavano sempre più
allentandosi.
Benedetto I muore nel 1307, Manuele nel 1309. I loro successori a partire da Paleologo
figlio di Benedetto, concentrarono i loro sforzi sull'isola di Chios.
Alla morte di Benedetto I, gli successe nel dominio di Scio il figlio Benedetto II (detto
anche il Peleologo), alla morte di questultimo, senza prole, nel 1314, i
possedimenti di Focea e delle isole furono divisi.
Tedisio per fronteggiare la minaccia musulmana su Focea, si allea con i pirati Catalani di
Gallipoli nella Pasqua del 1307. La perderà di nuovo nel 1313 a favore dei Greci, per far
ritorno a Taso minacciata dalle truppe imperiali.
A Tedisio successe Andreolo Cattaneo, nel governo delle città di Focea Vecchia e Focea
Nuova, fino al 1331 anno della sua morte, a cui gli successe il nipote Domenico che la
mantenne fino al 1334 quando i porti tornano in mano Greca.
Alla morte di Benedetto II il Paleologo gli successe nel dominio dell'isola di Scio i
figli Martino e Benedetto III saliti congiuntamente al governo nel 1314.
Nel 1319 i due Zaccaria ebbero linvestitura imperiale del possedimento da parte di
Filippo di Costantinopoli.
Il governo di questa nuova generazione di Zaccaria fu molto simile alle altre dinastie di
origine latine presenti nel Levante cristiano.
Limperatore Filippo "il Bello" di Francia aveva fatto delle isole
di Chios, Tenedo, Samo, Marmora, Mitilene, ecc. ed il porto Anatolico di Focea vecchia e
Focea nuova un piccolo Regno, investendo Martino Zaccaria e tutti i suoi successori nel
dominio delle dette terre.
A Martino Zaccaria gli venne conferito il titolo di Re e di Despota, alla greca, titolo
che egli poteva trasmettere a tutti i suoi discendenti "utriusque sexus",
cioè maschi e e femmine. Allora il governo era di carattere collegiale e tutti quelli che
partecipavano al Governo avevano il titolo regale.
Martino Zaccaria, fece una proficua alleanza con il suo primo matrimonio. Si unì con una
delle figlie di Bartolomeo Ghisi, gran contestabile di Morea che oltre alla castellania di
Tebe, aveva il possesso di uno dei terzieri dell'Eubea e la Signoria di Tinos, Myconos e
delle Sporadi settentrionali, entrando in stretta relazione con la nobiltà della Romania
Latina.
Venendo meno alcune per estinzione dei rami maschili alcune dinastie nell'oriente
cristiano, molti feudi vennero assegnati a cavalieri giunti in Grecia al seguito dei vari
pretendenti i quali erano interessati soltanto a monetizzare le pretese e ripartire per
l'occidente.
In questa situazione Martino Zaccaria, ben radicato a Chios, ottenne la baronia di
Chalandritsa da Aymon de Rans dal cavaliere al quale era stata donata da Luigi di Borgogna
dopo l'estinzione della casata dei Tremolay.
In seconde nozze Martino sposò Jaqueline de La Roche, ultima erede del ramo cadetto della
casa dei duchi di Atene che gli portò in doto le baronie di Veligosti in Messenia e di
Damala in Argolide.
Nonostante l'ampliamento dei suoi domini, Martino Zaccaria concentrò le sue forze
soprattutto su Chios e sul mantenimento della supremazia navale dell'area che culminò con
la conquista e l'occupazione della fortezza del porto di Smirne nel 1317.
Nel 1318 fronteggiando vittoriosamente, con l'aiuto dei Cavalieri di Rodi un attacco Turco
riesce ad imporre agli Ottomani un pesante tributo di passaggio per i loro mercanti.
Martino riesce anche a volgere in proprio favore le simpatie Pontificie attraverso una
lotta senza quartiere ai mercanti di schiavi guadagnando l'esenzione dai divieti vigenti
sul commercio con l'oriente islamico.
Martino inoltre aveva nel frattempo allontanato il fratello Benedetto III da Chios
promettendogli una cospicua pensione annua.
Il potere di Martino Zaccaria favorì anche le attenzione degli Angioini di Napoli e della
Repubblica Venezia che speravano di avere da lui un aiuto per l'espansione in oriente.
Martino Zaccaria ottiene da Filippo di Taranto, principe d'Acaia, imperatore di
Costantinopoli, la nomina, il 26 giugno 1315, a "Re e despota dellAsia
Minore" con i possedimenti delle isole di Scio, Enussa, Marmora, Tenido, Lesbo,
Samo, Nicaria, Co e i castelli di Damala e Calanuzza che insieme al regno di Tessalonica
ed al despotato di Romania costituiva una delle chimeriche dipendenze dell'Impero Latino.
Per sdebitarsi, Martino, concede 500 armati allimperatore nella crociata per
liberare Costantinopoli.
Oltre gli importati gettiti del possesso delle miniere di allume di Lesbo, già in parte
controllate da Cattaneo, laspetto più importante era la concessione del dominio di
Tenedo e Marmara. Queste due isole erano laccesso ai Dardanelli che assicurava il
controllo su tutto il Mar Nero. Chiunque desiderava commerciare con larea Pontica
doveva accordarsi con Martino Zaccaria.
Ma liniziale favore imperiale si tramutò presto in gelosia ed antagonismo con il
nuovo e più tenace imperatore Andronico III.
La rovina di Martino Zaccaria fu il tradimento del fratello Benedetto III nel 1324, che si
presenta allimperatore contro loperato del fratello.
Limperatore proclama la decadenza di Martino Zaccaria da tutti i suoi diritti in
oriente e manda una flotta di 105 navigli per riprendersi lisola di Scio.
Martino fu fatto prigioniero a Costantinopoli, i suoi figli, Bartolomeo e Centurione, a
stento ebbero salva la vita e parte dei loro tesori.
A Benedetto III, per il suo "tradimento", fu offerto il titolo di prefetto Greco
sotto la bandiera imperiale, di Scio. Non soddisfatto, tenta nel 1330 di impadronirsi
dellisola, senza riuscirci. Mori poco dopo senza prole.
Scio rimase in mano Greco Bizantina. Successivamente anche Focea fu riconquistata dai
Greci.
Con Scio non finirono comunque le fortune degli Zaccaria. Martino, uscito di prigione
sette anni dopo nel 1331, a seguito delle pressioni del Papa e del Re di Francia ebbe
ancora modo di giocare un ruolo di primo piano in Oriente.
Nel 1343 fu messo al comando della crociata contro Umar Pasha emiro di Aydin nella
riconquista di Smirne persa dal 1328.
Nonostante che il Papa gli avesse posto il veto a rioccupare Chios, molto probabilmente
Martino Zaccaria contava su un successo nella crociata per rioccupare poi lisola da
vincitore, ma il destino mandò in fumo i suoi piani.
Martino Zaccaria muore il 15 gennaio 1345 sotto le mura di Smirne.
A testimonianza che il piano dello Zaccaria era propria la riconquista di Chios sta il
fatto che alla sua morte, dopo nemmeno un anno, il comandante della seconda crociata
contro Smirne, Simone Vignoso ristabilì definitivamente il dominio Genovese su Chios.
Persi i domini dellEgeo, gli Zaccaria si concentrarono su quelli Peloponnesiaci,
assumendo definitivamente le caratteristiche e la mentalità dellaristocrazia
franco-ellenica con le quali famiglie gli Zaccaria si erano imparentate.
Dei due figli di Martino, Bartolomeo morì nel 1334. Laltro figlio Centurione,
ereditò i possedimenti paterni in morea, che governò fino al 1404. Fu insignito del
titolo di Barone di Damala, già durante la prigionia del padre a Costantinopoli fin dal
1336, inserendosi nella lotta dinastica delle baronie locali alla morte di Filippo di
Taranto.
Appoggiando Roberto figlio di Filippo, Centurione Zaccaria ottenne il riconoscimento della
sua sovranità e la conferma dei suoi diritti più volte violati nel passato dai principi
Angioni.
Anche Martino Zaccaria proseguì il sistema di alleanze tramite i matrimoni dei propri
figli. Bartolomeo sposò Guglielma Pallavicino, che aveva portato in dote il Marchesato di
Bodonitsa. Centurione sposò la figlia del governatore della Morea Bizantina, Andronico
Asen, a sua volta figlio dello zar dei Bulgari Ivan III Asen e Irena Paleologina figlia di
Michele VIII e sorella di Andronico II.
Questo matrimonio "imperiale" legava gli Zaccaria alle case imperiali di
Bisanzio e di Bulgaria, consolidando le mire della famiglia come dinastia principesca.
Centurione alla morte del padre aveva anche ereditato le baronie di Chalandritsa
comprendente le fortezze di Stamira e Lysaria che rafforzò ulteriormente con il
matrimonio del figlio Andronico Asen Zaccaria con lunica figlia del potente barone
di Arcadia e Saint-Sauveur, Erard III Le Maure.
Questa supremazia tra le famiglie Latine nel Peloponneso è confermata anche dalla sua
nomina a Balio di Morea.
Alla morte di Centuriore Zaccaria, suo figlio Andronico Asen Zaccaria riunì sotto di se
tutti i domini e i titoli del padre compresa la Signoria di Arcadia ereditata dal suocero.
Andronico diventata così insieme allarcivescovo di Patrasso lunico grande
barone latino rimasto in Arcadia precipitata in una situazione di completa anarchia alla
morte dellultimo principe Angiono.
Tramite una fitta trama di alleanza tra i vari signori Europei che appoggiavano e si
opponevano ai vari pretendenti al principato, la spuntò, appoggiato anche dallo Zaccaria,
dallo stesso comandante della Compagnia Navarrese, Pierre de Saint-Superan che era tra
laltro suo cognato avendo sposato Maria Asen Zaccaria.
Ma nonostante i due eredi maschi Pierre de Saint-Superan non riuscì a fondare una
dinastia.
Alla morte di Andronico Asen Zaccaria nel 1402 gli successe il nipote Centurione II
Zaccaria preferito dalla vedova di Andronico in attesa delletà matura dei suoi
giovani figli, ma lambizioso nipote conquistò il trono usurpando vedova e nipoti
con lapprovazione di Re Ladislao.
Rafforzò il suo dominio in Acacia sposando unesponente della casa napoletana dei
Tocco che aveva esteso dominio dalle isole Leucade e Cefalonia, ereditate dagli Orsini,
allEpiro e alla costa occidentale del Peloponneso, ottenendo inoltre anche la nomina
del fratello Stefano a Vescovo di Patrasso.
Nonostante i suoi successi i suoi problemi più grossi furono suscitati dai suoi parenti
più stretti. Già nel 1406, Carlo Tocco, suo cognato e Duca di Leucade e Stefano
Zaccaria, uno dei figli estromessi, scesero in guerra contro Centurione II a fianco di
Teodoro Paleologo.
Nel 1408 Leonardo Tocco, signore di Zante occupò il porto di Clarenza, il più importante
porto di sbocco in Acacia e Stefano Zaccaria allogava Patrasso e tutta la sua baronia ai
Veneziani per cinque anni.
Centurione II fu costretto ad assicurarsi lamicizia dei Veneziani per proteggersi
dalla famiglia Tocco. Contemporaneamente arruolò dei mercenari Albanesi ed ottenne
lappoggio dei Giustiniani di Chios. Ciò gli permise di riottenere dai Tocco il
porto di Clarenza il 12 luglio 1414.
Per riottenere il suo dominio fu comunque costretto a subire sia allinfluenza
Veneziana che quella Bizantina
Per recuperare autonomia chiese con laiuto dei Giustiniani di Genova, offrendo in
cambio della protezione polico-militare il controllo diretto dei porti di Clarenza e
Port-de-Jonc (Navarrino, lattuale Pylos).
La situazione nella Repubblica pressata dal mare dagli Aragonesi e per terra dal duca di
Milano Filippo Maria Visconti non era comunque tale da poter essere un utile alleato ed il
protrarsi delle trattative che durarono tre anni non fecero altro che indebolire
ulteriormente la posizione del Principe.
La reazione Bizantina non si fece attendere nel maggio del 1417 le truppe imperiali di
Teodoro II e Giovanni Pelealogo invasero il territorio latino, occupando la Messenia e
buona parte dellElide ed in breve Centurione II si trovò assediato a Clarenza che
fu costretto ad abbandonare per mare nella primavera del 1418. Nel frattempo anche
Patrasso era minacciata dai Greci.
Con la mediazione dei Veneziani che occuparono Navarrino, Centurione II potrà usufruire
di una breve tregua.
Ma nonostante la sua tenacia perse nel 1429 sia Clarenza che Patrasso. Ormai il territorio
da lui controllato era ridotto a qualche fortezza isolata come il suo castello avito di
Chalandritsa nel quale si trovò assediato da Tommaso Paleologo rassegnandosi alla resa.
Le condizioni di resa gli permisero di conservare i suoi titoli ed il possesso della
baronia di Arcadia ma avrebbe dovuto cedere le altre fortezze in dote alla figli Caterina
che avrebbe dovuto sposare lo stesso Tommaso Paleologo e riconoscere il genero quale suo
erede.
Dopo il matrimonio nel 1430, Centurione II si ritirò nel suo castello di Arcadia dove
muore nel 1432. Lultimo principe occidentale su quella penisola.
Per evitare possibili complicazioni politiche, Tommaso Paleologo fece imprigionare nel
castello di Clermont la vedova di Centurione II ed un suo figlio illegittimo giovanni Asen
Zaccaria.
Terminate le fortune in oriente degli Zaccaria, si riunisce tutto il Peloponneso sotto la
sovranità Imperiale anche se ormai gli Ottomani erano alle porte. Infatti nel 1460,
Mehmed II, conquistatore di Costantinopoli, rioccupa facilmente tutta la Grecia
meridionale.
Paradossalmente proprio lultimo matrimonio che sancì la fine della gloriosa
famiglia determinò un inaspettato sviluppo. La figlia secondogenita di Caterina Asen
Zaccaria e Tommaso Paleologo, Zoe, venne data in moglie, quando ormai limpero era
conquistato dai Turchi, al principe Ivan III di Mosca, liberatore della Russia dai Tartari
ed il primo a portare il nome di "zar".
Idealmente il sangue dei Zaccaria passò dal secondo impero Cristiano dopo quello Romano
al terzo rappresentato dalla Russia e la sua cristianità ortodossa.
Questo è il quadro storico che si presenta nella metà del 300 nellEgeo e la
storia della gloriosa famiglia Zaccaria fino al XV secolo.
Genova per ben tre volte, con lassedio di Tripoli nel 1289, con Chios nel 1329 e
nellAcacia del 1414 ebbe lopportunità tramite gli Zaccaria di aumentare
considerevolmente il suo potere nella penisola Balcanica, ma le guerre civili le
impedirono di sfruttare queste opportunità.
Alla metà del trecento gli antichi possedimenti Genovesi di Focea (nel 1329) e Scio
(1345) sono perduti per mano Greca con il "tradimento" di Benedetto III
Zaccaria, Genova per sdebitarsi dellaiuto dei Giustiniani al Doge di Genova contro i
fuoriusciti oppositori della Repubblica manda un corpo di spedizione a riconquistare
lisola.
Benedetto
Zaccaria
Ci sono nella vita uomini che, pur provvisti
dingegno e di coraggio, vegetano in disparte perché non hanno trovato chi li
sapesse «lanciare». E ci sono nella storia personaggi che, pur distinguendosi dalla
massa grigia e meritando di prender posto fra gli uomini di Plutarco o fra i busti del
Pincio, restano poco conosciuti e poco amati dai posteri perché sono tuttora avvolti nel
cono dombra di qualche potente che li aveva arruolati, o perché i topi hanno
mangiato la filza di documenti che li riguarda, o perché infine non hanno trovato uno
storico che si dedicasse a riesumarli. BIBLIOGRAFIA SU QUESTO PERIODO STORICO
Altri argomenti collegati: STORIA DEI
GIUSTINIANI DI GENOVA
|