I GIUSTINIANI DI VENEZIA
STEMMAVE

albero venenziaLa famiglia degli Angeli, che dalli antichi Albani era detta Stopid-Reit, che vuol dire Stirpe Giusta, dominava quella parte dell’Asia, che è la Cicilia, alcuni della quale prole vennero in Europa, ed edificarono Atene Città di Grecia, e fù Cecrope di quella il Fondatore, innanzi che Roma fosse edificata anni 777: sono queste le prime righe che si leggono in Genealogie Venete di Marco Barbaro, alla voce Zustinian.
Dei tratti leggendari dei Giustiniani e della loro vagheggiata provenienza dai pronipoti dell’imperatore Giustiniano d’oriente abbiamo già parlato. I Giustiniani (o Giustiniàn o Zustiniàn) di Venezia affermano di discendere da Giustiniano che, dopo aver fondato Giustinopoli (l’attuale Capodistria) nel 728 si trasferisce a Malamocco.
Già nel secolo XI è ricordato un Niccolò, che combatté contro Roberto il Guiscardo, mentre un Orso sarebbe stato inviato Ambasciatore al Re d’Ungheria. Certo è che dei Giustinian a Venezia se ne parla sin dell’anno mille. Il casato Veneto è anche quasi sicuramente più antico di quello dei Genovesi in quanto il palazzo della prima Maona Genovese del 1347 sembrava fosse già appartenuto alla famiglia veneta dei Giustiniani, da cui poi i Maonesi Genovesi presero ispirazioni per chiamare la società “Giustiniani”.
Curioso il fatto La nobile famiglia alcuni secoli successivi corse il rischio di estinguersi: sotto il Doge Vitale Michiel II, nel 1172, tutti i Giustinian s’imbarcarono con la flotta veneziana nella spedizione contro l’imperatore Emanuele Comneno. Questi infatti aveva fatto arrestare i veneziani che si trovavano nel suo impero, circa diecimila in quel periodo, confiscando tutti i loro beni e facendone uccidere a centinaia. Il doge Vitale Michiel II, sull'onda dell'indignazione generale, organizzò una spedizione capitanata da lui stesso. Attaccò diversi porti greci, e stava puntando su Costantinopoli quando nell’isola di Chios i Greci avvelenarono le cisterne d’acqua dei veneziani (altri storici riportano che fu a causa di un epidemia di peste) provocando così anche la morte dei Giustinian e costringendo al ritorno a Venezia della flotta decimata. L’unico superstite della famiglia rimase tal Nicolò - monaco benedettino nel Convento di San Nicolò del Lido - che, a seguito di pressioni del doge Vitale Michiel presso Papa Alessandro III, ottenne la dispensa dai voti religiosi, permettendogli così di sposare la figlia del Doge - Anna - che gli diede numerosa prole (nove maschi e tre femmine) dando nuova e rinnovata linfa alla stirpe dei Giustinian e gli portò in dote ben tre contrade di Venezia (San Moisè, San Giovanni in Bragora e San Pantalon). Fatto il proprio dovere, Nicolò Giustinian ritornò in convento, e Anna Michiel si fece monaca benedettina.
Da allora non si conoscono cariche, dignità che non siano state ricoperte da rappresentanti della nobile famiglia nella storia della Serenissima Repubblica: il primo Patriarca di Venezia S. Lorenzo Giustinian nel XV secolo; due dogi: Stefano nel 1311 e Marco Antonio nel 1684; numerosissimi Ammiragli e Uomini Politici, quattro Santi e molti Ecclesiastici, letterati e umanisti come Leonardo Giustinian, storici di Venezia come Bernardo e Lorenzo; procuratori; baili; mecenati. Dopo il 1204, un loro ramo dominò parte delle isole di Ceo e Serifo
Delle linee nobili dei Giustiniani (Zustinian), dinastia dogale veneziana, Conti dell'Impero Austriaco , distinguiamo sei rami: la "linea antica", "linea dei Vescovi delle Zattere", "linea Alvise", "linea del Calle del Ridotto", "linea dei Conti di Carpasso, linee di San Salvatore Calle delle Acque e Giustiniani Lollin", "linee di de' Faustine e di San Barnaba". I Giustinian Lolin furono un ramo di questa famiglia residente a San Barnaba. Giovanni Giustinian Lolin ne fu il capostipite: nato da Franceschina Lolin e da Francesco Giustinian, mantenne entrambi i cognomi.
vI Giustinian Recanati furono un altro ramo del casato: comparvero nel secolo XVIII a seguito del matrimonio (celebrato nel 1712) tra Laura Recanati Zucconi e Giacomo di Marcantonio Giustinian. La nobildonna Laura, infatti, si ritrovò unica erede della propria famiglia, i Recanati Zucconi, alla morte del di lei fratello Antonio, frate cappuccino. La loro discendenza assunse quindi il cognome di "Giustinian Recanati".
Le famiglie nobili Giustiniani di Venezie come riportate nel Nel repertorio genealogico delle familie nobili nelle provincie venete di Francesco Schroder (Venezia 1830). michela giustiniani
Tutti i rami della famiglia Giustiniani di Venezia sembrerebbero estinti. Il cognome e lo stemma sono stati assunti dal barone Gerolamo de Massa e dai suoi figli Sebastiano, Andrea, Nicolò, Pio, Giorgio e Lorenzo e loro discendenti per disposizione testamentaria della madre Elisabetta Giustiniani (figlia di Giulio Giustiniani ramo di San Barnaba, e sorella di Maria Giustiniani sposata Vettor Giusti del Giardino e di Sebastiano Giustiniani, entrambi senza discendenza).

Dal sito dell’enciclopedia Treccani Dizionario biografico degli Italiani, sono elencati dei Giustiniani (Veneziani) illustri di cui riportiamo i link (ordinati per data di nascita):
Pantaleone Giustinian (prima del 1229 – Venezia 1286)
Marco Giustiniani (Venezia 1270 – Venezia 21 sett. 1277)
Marco Giustiniani (Venezia 1283 - Venezia 2 sett. 1346)
Nicolò Giustinian (Venezia verso il 1290 – Venezia 1370)
Taddeo Giustinian (Venezia anteriore al 1308 – Venezia nel 1383)
Marco Giustinian (Venezia intorno al 1320 – Venezia intorno al 1380)
Pancarazio Giustinian (prima del 1332 – Bosforo 13 febbr. 1352)
Pietro Giustinian (prima del 1333 – Venezia 16 marzo 1362)
Lorenzo Giustinian santo (Venezia 1381 - Venezia l'8 genn. 1456) vedi anche S.Lorenzo Giustiniani - vescovo
Orsotto Giustinian (Venezia nel 1394 – Modone Peloponneso l'11 luglio 1464)
Bernardo Giustinian (Giustiniani, Iustiniani, Justinianus, Zustignan, Zustinian) (Venezia il 6 genn. 1408 - Venezia, il 10 marzo 1489)
Sebastiano Giustinian (Venezia nel 1459 – Venezia 13 marzo 1543)
Antonio Giustinian (Venezia 1466 – Venezia 25 settembre 1524)
Nicolò Giustinian (Venezia probabilmente nel 1472 – Venezia 1° genn. 1551) (nella foto a sinistra)  nicolò giustiniani
Paolo Giustinian (Venezia il 15 giugno 1476 – Monte Soratte 28 giugno 1528)
Marino Giustinian (Venezia, presumibilmente nel 1491 – Bugia di Barbaria 4 marzo 1542)
Pietro Giustinian (Venezia 1497 – Venezia marzo 1577)
Giovanni Giustinian (Giustiniani, Giustiniano) (Creta 1501 – Capodistria 1557)
Francesco Giustinian (Venezia il 16 genn. 1508 – Venezia il 29 apr. 1554)
Marcantonio Giustiniani (Venezia il 15 dic. 1516 – Venezia il 25 luglio 1571)  vedi anche Marcantonio Giustiniani – 107° doge di Venezia
Giustiniano Giustinian (Venezia 4 ott. 1525 – Venezia 6 febbr. 1596)
Orsatto Giustinian (Venezia il 27 sett. 1538 – Montebello Vicentino 14 sett. 1603)
Marco Giustiniani (Venezia il 3 ag. 1549 - Venezia 2 nov. 1581)
Giorgio Giustinian (Venezia 21 nov. 1572 – Venezia 4 febbr. 1629)
Giovanni Giustinian (Venezia il 16 nov. 1600 – Venezia 16 nov. 1652)
Girolamo Giustinian (Venezia il 24 ag. 1611 – Roma 15 ag. 1656)
Marcantonio Giustinian (Venezia il 2 marzo 1619 – Venezia 23 marzo 1688)
Francesco Giustinian (Venezia 12 genn. 1628 - Madrid il 3 febbr. 1660)
Ascanio, detto Giulio Giustinian (Venezia il 28 sett. 1640 – Padova 14 giugno 1715)
Girolamo Ascanio Giustiniani (Venezia il 4 luglio 1721 - Venezia il 14 genn. 1791)
Leonardo Giustiniani - luogotenente della Repubblica Veneta nel XVIII secolo
Leonardo Giustiniani - poeta

La curiosa storia del sedicente principe Lorenzo Montesini... Giustiniani raccontata anche nel suo libro My Life and Other Misdemeanours: I sat on the lap of the man who fired Maralyn Monroe


UN GIUSTINIANI CONTRO GENOVA DURANTE LA GUERRA DI CHIOGGIA TRA LE DUE REPUBBLICHE (1378-1381) ((Quando sei galee veneziane affondarono nel Golfo di Manfredonia di Maria Teresa Valente

La posizione strategica di Manfredonia ha reso il nostro golfo per millenni un importante punto di arrivo e di partenza. Qui giunsero i Dauni per poi colonizzare la Capitanata, qui approdò Diomede, qui arrivarono i romani e nei secoli fu un approdo di fondamentale importanza per re, regine, principi, duchi, contesse, imperatori e persino papi. Ma il golfo di Manfredonia fu anche teatro di innumerevoli battaglie.
Nel Trecento la nostra città, importante scalo per il commercio del frumento, divenne protagonista (suo malgrado) della guerra di Chioggia tra le repubbliche marinare di Genova e di Venezia che ebbe luogo tra il 1378 ed il 1381. I genovesi nel 1380 avevano conquistato numerose isole della laguna veneziana, oltre a Chioggia, e minacciavano la stessa Venezia. Il valoroso ammiraglio Vettor Pisani era stato fatto arrestare per ‘incuria’ dallo stesso doge, e il governo veneziano, che si trovava in una fase disperata e delicata, nominò Taddeo Giustiniani a capo della flotta.
Ecco dunque, per una serie di vicissitudini, mosse tattiche, tempeste e fughe, che il Giustiniani giunse a Manfredonia con sei galee. Qui scoprì di avere alle ‘calcagna’ ben venti galee genovesi. L’ammiraglio veneziano “non potendo tentare un combattimento tanto dispari, affondò le sue galee, fece scaricare i bastimenti da trasporto, mise gli equipaggi a terra dietro a ripari costrutti all’infretta. Ma il nemico gli espugnò: Giustiniani fu preso, e i veneziani avanzati alla pugna dovevano attraversare per terra tutta l’Italia per riguadagnare il loro paese”.
Dunque, scaricata la merce (il frumento) e messo al riparo l’equipaggio, pur di non far cadere le navi in mano ai nemici, Taddeo Giustiniani decise di affondare le sei navi proprio dinanzi a Manfredonia. E poi da qui con la sua ‘ciurma’ tornò via terra a Venezia. Una curiosità: liberato dal carcere a furor di popolo (cosa mai successa prima), l’ammiraglio Vettor Pisani si rimise a capo della flotta veneziana e conseguì importantissime vittorie, ma giunto a Manfredonia fu colpito dalla malaria e qui morì il 13 agosto del 1380.
Intanto, le sei galee veneziane del Trecento si adagiarono sul fondale di Manfredonia. Probabilmente oggi ne sarà rimasto ben poco, ma scoprire cosa nasconde il nostro golfo potrebbe riservare sorprese. E chissà che la Soprintendenza non decida prima o poi di ‘sfogliare’ anche le pagine di storia conservate tra le nostre spumeggianti onde…

Dopo la morte di Vittor Pisani a Manfredonia il 13 agosto del 1380, la guerra tra Genova e Venezia sarebbe continuata ancora per alcuni mesi. Certo, dopo la straordinaria riconquista di Chioggia da parte dei veneziani, il conflitto aveva preso tutt’altra piega. Genova era stata inaspettatamente scon­fitta dopo aver avuto fra le mani la possibilità di attaccare e sicuramente conquistare Venezia.
La sensazione di essersi fatti scappare una vittoria tanto facile quanto clamorosa, doveva aver reso ancor più umiliante e frustrante la sconfitta con la resa incondizionata al nemico. E così i genovesi arrivarono sì a Venezia, ma non certo per met­tere le briglie ai cavalli bronzei di S.Marco! Caricati su ciò che restava delle loro galee, i 4.500 genovesi potevano infatti ammirare la favolosa magnificenza di Venezia come prigionieri esibiti quali trofei lungo il Canal Grande.
Ad attenderli, terminata l’umiliante sfilata, c’erano le car­ceri veneziane dove alla fine vennero infatti rinchiusi. Fu in occasione di quella circostanza che si verificò, a detta di molti storici per lo più veneziani, un fatto riguardevole e degno di nota. Ancora una volta le protagoniste furono le donne veneziane che vedendo sfilare i malconci ed abbattuti prigionieri genovesi – i sei mesi di duro assedio dove­vano aver segnato drammaticamente i corpi di quegli uomini –, accorsero ad aiutarli e ad assisterli durante tutta la prigionia malgrado la dura guerra che li aveva visti contrapporsi ferocemente alla loro patria. Una guerra che dopo la presa di Chioggia si trascinava sempre più stancamente fra le due repubbliche ormai stremate, in una serie di isolati ed insignificanti scontri.
Carlo Zeno, rimasto solo al comando generale della flotta veneziana, continuava imperterrito le sue operazioni militari contro le navi genovesi dall’Adriatico fino giù nel Peloponneso e da qui fino allo stesso golfo di Genova senza tuttavia ottenere particolari o considerevoli vittorie. Dopo quasi due anni di guerra, effettivamente, tanto Genova quanto Venezia avevano un estremo bisogno di pace per potersi dedicare nuovamente alle normali attività e risollevare le rispettive città dal baratro econo­mico e finanziario in cui la lunga guerra le aveva inevitabilmente sospinte.
E così l’intermediazione fra le due repubbliche rivali del principe Amedeo di Savoia, detto il Conte Verde, venne prontamente accettata dai due governi. La pace venne presto conclusa a Torino nel 1381 e vi parteciparono non solo i rappresentanti di Genova e Venezia, ma anche quelli di tutti gli altri Stati che in qualche modo nel conflitto vi erano entrati: l’Ungheria, Padova, Aquileia.
Le condizioni sancite dal trattato, tuttavia, non si dimostrarono affatto particolarmente favo­revoli per Venezia. La Serenissima, del resto, malgrado la vittoria di Chioggia era con Genova una della due parti in causa che aveva mantenuto vivo il conflitto, seppur per difesa il governo veneziano con una decisione assai astuta cercò di prevenire gli avvenimenti mettendo le mani avanti cedendo Treviso ed il suo territorio al duca Leopoldo d’Austria e questo per non correre il rischio in occasione delle trattative di pace di vedere quei territori affidati all’odiatissimo Francesco da Carrara. In fondo, in quel momento, i dominii sulla terraferma erano per i veneziani più un peso che un vantaggio.
Venezia infatti, tornava a guardare con maggior interesse al mare da dove in fondo era venuto ancora una volta il pericolo maggiore. E così il governo veneziano preferì spendersi per recuperare tutti i punti strategici della laguna, anche se si vide costretto a cedere la Dalmazia e l’isola di Tenedo, la remota causa della guerra con Genova, che venne ceduta ad Amedeo di Savoia.
La Dalmazia invece, veniva assegnata inaspettatamente al re d’Ungheria. Quest’ultimo, con il duca d’Austria, si stava rivelando il vero vincitore della situazione, per lo meno dal punto di vista delle acquisizioni territoriali, dal momento che entrambi ottenevano i territori per i quali avevano accet­tato di combattere contro Venezia. Quanto a Genova e a Venezia, per l’appunto, il trattato di Torino non conferiva loro un bel niente, confermandole sostanzialmente nella medesima situazione in cui si trovavano prima della guerra e forse, almeno per Venezia, con qualcosa di meno. Come se non bastasse si stabilì che le due repubbliche avrebbero continuato l’attività commerciale nel Mediterraneo fianco a fianco.
Tutto dunque, doveva rientrare. Conclusa così la pace anche i prigionieri genovesi potevano finalmente fare ritorno a casa. A tornare erano uomini stanchi e provati dalla durezza del carcere, appena alleggerita dalla generosa assistenza delle donne veneziane che provvidero ora, al momento del rilascio, a fornire ai genovesi il denaro indi­spensabile per comprarsi dei vestiti e per potersi pagare il viaggio di ritorno. La guerra era veramente finita.
Per Venezia si apriva, malgrado le sfavorevoli condizioni del trattato di pace, un periodo di rapida e straordinaria ripresa economica che nel giro di pochi anni si sarebbe tradotto in conquiste territoriali in quel momento ancora inimmaginabili. Per Genova, al contrario, la guerra di Chioggia rappre­sentò l’ultima possibilità per affermarsi come unica potenza marittima italiana al posto dell’eterna rivale. E così, per la repubblica ligure, che non riuscì a risollevarsi dalla pesante crisi economica provocata dalla guerra, iniziava un lento, triste declino che l’avrebbe portata ad essere facile preda di diverse bandiere, da quella francese a quella dei Visconti. Genova, dopo due secoli, aveva veramente cessato di rap­presentare per Venezia un pericoloso, temibile avversario.



"Il Sangue è acqua" La storia dei Giustiniani di Venezia di Corrado Giustiniani
Famoso giornalista già direttore di varie testate nazionali, Corrado Giustiniani, in questo libro fa rivivere il grande passato dei suoi antenati, personaggi celebri e non, che l’autore riporta al proprio presente nel segno della ferrea consapevolezza, inculcatagli dal nonno materno, che «il sangue è acqua e niente definisce l’aristocrazia in quanto tale, e quindi l’aristocrazia non esiste. Non è un ceto, né una classe. Nobile è soltanto chi aggiunge a un buon cognome, che se c’è non guasta, alcuni meriti veri e personali: cultura, sensibilità, educazione, operosità. Il resto è stoltezza e superbia».
Il racconto prende le mosse dai personaggi del ramo materno, i Sardi e Mazzei, per poi affrontare quelli della parte paterna, i veneti Giustiniani e i fiorentini Pandolfini, e concludersi sui tempi a noi più prossimi con brevi squarci legati alla stretta cerchia dei genitori e fratelli. Così, in questo racconto autobiografico, attraverso gli occhi sbigottiti di un bambino che invano cerca nel passato un segno del suo destino, s’incontra di tutto: un settecentesco banchiere lucchese fallito ad Amsterdam e ridottosi a fare il coltivatore nella Guyana olandese tra schiavi di colore dai sensi troppo accesi; un patriota italiano che si ritrova a combattere come spia per l’indipendenza americana contro gli inglesi; la figlia di un famoso scrittore che giace nel suo letto di moribonda, martoriata dalla tisi, e invoca il grande padre lontano e assente; due monache di clausura che chiedono a Dio “agonia per sé e gioia per i parenti”; un avventuriero spendaccione che scandalizza la corte polacca. E poi ancora: un monaco che deve lasciare il convento, fino ad arrivare a una signora che s’innamora di un grande poeta romantico, passionale e infedele come lei, e ad un’altra ancora che, travolta dai sentimenti, abbandona il marito fiorentino per scappare a San Pietroburgo con un ufficiale dello Zar che discende addirittura da un principe mongolo dell’Orda d’oro di Gengis Khan.
Recensione al Libro de "Il Sole 24ore"


LE TESTIMONIANZE DEI GIUSTINIANI: I PALAZZI E LE VILLE
(appartenuti o appartenenti alle famiglie Giustiniani)


Palazzo Giustinian (Venezia)
Villa Cavalli Giustiniani Lugli (Teolo, loc. BRESSEO fraz. TREPONTI (Padova)
Palazzo Giustiniani detto “Cà Venezze” (Rovigo)
Palazzo Giustinian a Roncade
Palazzo Giustinian a Venezia
Villa Giustinian Portobuffolé - Treviso
Azienda Agricola COLLALTO GIUSTINIANI CECILIA di Monastir - Treviso
un soggiorno di charme... Borgo Giustiniani situato nel cuore della campagna veneta, ai margini del paese di San Martino di Venezze
un soggiorno di charme... Villa Giustiniani Società Agricola Vitivinicola Italiana Sagrivit dove nella zona Asolo D.O.C.G. viene prodotto il prosecco "Villa Giustiniani”.  

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I GIUSTINIANI DI VENEZIA

Si evidenzia che anche a Venezia e nel Veneto erano anche presenti dei rami Giustiniani di Genova, soprattutto dopo il 1566 quando Chios fu persa per mano Ottomana. Particolarmente notevole è il caso dei Giustiniani di Pantaleo, giunti a Modone al seguito delle armi veneziane dopo la pace di Carlowitz (1699), e ancor più quello dei Giustiniani di Alessandro, di cui fecero parte non solo finanzieri e mercanti. Gio. Costantino, ad esempio, si trasferì a Cattaro, ove nel 1742 sposò Vincenza, figlia del conte Michele Racovich. Ricoprì quindi numerosi uffici pubblici nella Dalmazia veneta, quali il cancellierato di Curzola, visse lungamente a Venezia e nel 1769 ottenne l’ascrizione alla nobiltà genovese. Suo figlio Alessandro Ippolito divenne alfiere dell’esercito veneziano e infine si stabilì a Genova (1770). Vicende familiari che nel complesso ci restituiscono un intreccio di culture e identità che è tipico della storia del Mediterraneo e delle sue élites.

tratto da: I Giustiniani di Chio nello Stato da Mar (secc. XVII-XVIII) di Alessia Ceccarelli in atti del convegno: "Venezia e il suo Stato da mar X/Venice and its Stato da mar-X - Incroci di sguardi. Lo Stato da mar nello sguardo degli altri / gli altri nello sguardo dello Stato da mar e altri contributi" .  



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